Un anno fa’ moriva Albino Bernardini, maestro della pedagogia italiana

Un po’ di storia

Albino Bernardini nasce a Siniscola, in provincia di Nuoro il 18 ottobre 1917 paese a cui è sempre rimasto molto legato. Partecipa alla seconda guerra mondiale con le campagne di Albania, Grecia e Jugoslavia. Prende il diploma magistrale dedicando la sua vita alll’insegnamento dal 1945.
Nel 1950 viene arrestato per quattro mesi per aver partecipato a degli scioperi militando per il Partito Comunista Italiano.
Nel 1960 lascia la sua terra e si trasferisce a Tivoli dove ha inizio un nuovo capitolo della sua vita. Infatti entra a far parte del Movimento di Cooperazione Educativa dove, tra gli altri, conosce e diventa amico del poeta-scrittore per bambini Gianni Rodari. Insegna a Pietralata, per tre anni a Villa Adriana e ancora a Tivoli Terme quando si chiamava ancora Bagni. Il pensionamento arriva nel 1978.
“Quei ragazzi delle borgate – ricordava Albino quando gli si chiedeva dell’esperienza a Pietralata – mi fecero diventare matto, avevano il diavolo in corpo, la sera tornavo a casa distrutto. Ma ho avuto tante soddisfazioni: molti di loro si ricordano ancora di me e mi vengono a trovare, ho ricevuto più di 15.000 lettere dai bambini di tutta Italia, e oltre a centinaia di scuole in tutte le regioni della penisola, ho visitato anche scuole all’estero: Stati Uniti, ex Unione Sovietica, Svizzera, Polonia… ricevendo decine di premi e riconoscimenti”.
Tra questi una laurea honoris causa in Pedagogia che gli conferì l’Università di Cagliari nel 2005, ed il premio “Civetta d’oro” assegnato nel 2011 a Nuoro.
Bernardini viene considerato l’inventore della trovata didattico-educativa delle “storie senza finale”: racconti e favole che non vengono appositamente conclusi, per dare modo ai piccoli lettori dì inventarsi un finale tutto loro.
A Tivoli viene ricordato anche per aver partecipato alla vita pubblica per due volte come consigliere comunale.

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