Assessore Lupi, parliamo dei residui attivi: tra tributi e imposte ci sono 25 milioni di euro da recuperare.
Quella dei residui attivi è la nota dolente che stiamo registrando da troppi anni. Un problema, in realtà, che riguarda tutte le pubbliche amministrazioni e che ora si sta cercando di eliminare con le nuove normative. E’ chiaro che i primi anni saranno durissimi, perché l’accantonamento del fondo di svalutazione crediti – che diventa sempre maggiore – costringe ad arrivare al massimo delle capacità di riscossione. Per questo motivo abbiamo bandito la gara per affidare la riscossione ad un nuovo soggetto, togliendola così ad Equitalia. Perché quei residui nascono, da una parte, da cittadini e imprese che non pagano il dovuto, ma anche dalla debolezza dell’azione del soggetto depositario del compito del recupero e riscossione dei ruoli emessi dalla Pubblica amministrazione. Ma non faremo solo questo.
Cos’altro?
Oltre che operare sul fronte dei nuovi accertamenti, agiremo anche richiedendo a Equitalia la restituzione di tutti i ruoli che non sono stati lavorati e la trasferiamo all’azione di recupero di Andreani, vincitrice del bando pubblico.
Parliamo di cifre importanti: sei milioni di euro di Imu non versati, quasi 8 milioni tra Tares e Tari non pagate e via dicendo.
E’ vero: sono cifre importanti accumulatesi nel tempo. Per questo dobbiamo avere la capacità di aggredire quelle cifre e di farlo in tempi brevi. E, sempre per questo, all’interno della gara è previsto che nel corso del contratto debbano essere recuperate tre annualità rispetto al dato attuale consolidato. Chiaro che i risultati si vedranno nel medio periodo e non dall’oggi al domani.
Non è un compito facile. Ma c’è anche l’altro aspetto importante evidenziato dalla relazione, ovvero i tre milioni di disavanzo, risultato dell’applicazione della nuova normativa. Questo, nella vita pratica dell’Ente, cosa significa?
Dobbiamo ridurre le spese o tentare di aumentare l’entrata reale, quella previsionale, individuando gli evasori totali. Tutto questo per fare in modo che questo disavanzo venga assorbito. Si tratta insomma di avere una minore disponibilità nella spesa del triennio, dal 2016 al 2018. In altre parole, mettiamo che come Ente ho una previsione di entrata di 100: con il disavanzo non potrò spendere fino a quel tetto perché devo recuperare un “tot” in questi tre anni.
Da qualche parte bisognerà tagliare.
Certo.
E come si decide come e dove tagliare?
In occasione del bilancio di Previsione. La giunta propone, poi è il consiglio comunale a decidere.
Vi aspettavate che la nuova normativa portasse a questo risultato?
Non in questa misura, tanto che abbiamo faticato parecchio ad analizzare quei dati, perché ci sembravano assurdi. Invece, calcolando l’effetto del fondo di svalutazione crediti e della mancata riscossione dell’Imu dello scorso anno, il risultato era quello.
Le nuove regole ti impediscono di evidenziare degli avanzi che sono comunque virtuali, perché sono dei crediti. L’avanzo era legato al movimento sui residui. Ora, con il fondo di svalutazione crediti, questi residui li contabilizzi in maniera diversa.
Sarà un po’ un momento di lacrime e sangue, quindi?
Si, ma questo vale un po’ per tutti i Comuni. Soprattutto per quelli come il nostro, che ha sempre speso molto in termini di servizi per il cittadino.
In questa situazione, come fanno i Comuni ad andare avanti?
Facendo quello che stiamo tentando di fare noi, diventare buoni riscossori delle proprie entrate. Il Comune può essere bravissimo a prendere tutti i bandi possibili, ma quelli non ti garantiscono la continuità dei servizi. Certo: servono anche i bandi, per esempio per le opere pubbliche, e per questo ci siamo dotati di un ufficio ad hoc che segue i bandi. Per entrambi gli aspetti ci siamo attrezzati.
(dal Tiburno del 5 aprile)