L’unica differenza è che Lella non ha bisogno di un guinzaglio, perché è molto obbediente, ma di un pannolino sì, perché lascia ricordini ovunque.
Giulio e Barbara vivono a Palombara Sabina, ma sono molto conosciuti soprattutto a Mentana, dove gestiscono un’agenzia immobiliare all’interno dello Sporting Life. Non è difficile dunque incontrarli insieme a Lella qui, in giro per il paese o nei bar a prendere un caffè.
Dietro questa scelta, spiega la coppia, non c’è alcuna forma di esibizionismo, ma solo tanto amore per gli animali.
Un giorno avevamo un appuntamento di lavoro in una azienda agricola, dove un pastore aveva tante pecore. In quel periodo avevamo dei problemi con il giardino di casa, perché stavamo combattendo con un giardiniere che ogni tanto ci dava buca e chiedeva 150 euro al mese per tenere il prato pulito. Così tornando in macchina abbiamo pensato all’utilità di una pecora che da sola ti tiene pulito il giardino mangiando l’erba.
Così abbiamo deciso di prendere una pecorella appena nata, che ci avrebbe tenuto il prato all’inglese, impegnandoci a farla stare bene, facendola convivere con i due cani che già abbiamo: un pastore del Caucaso e un pastore maremmano.
Da convinti animalisti, se avessimo avuto tanti soldi avremmo avuto una grande fattoria.
Quando l’avete presa e dove?
È nata il 15 novembre di notte e l’abbiamo presa il pomeriggio, dopo 12 ore. Era la seconda di una “coppiarola”. Il pastore ci ha dato una femmina, perché il maschio quando cresce tende a dare le testate, anche se la pecora sarda non ha le corna.
Poi arriva a pesare 80 chili e ti carica, può essere pericolosa se ci sono dei bambini e noi abbiamo una nipotina che ci viene a trovare.
Il nome?
Lella, la pecorella.
Perché la portate in giro con voi, come un cagnolino o un altro animale domestico?
Per esigenza. Come detto, l’abbiamo presa piccolissima e andava allattata ogni tre ore e quindi per forza di cose ce la dovevamo portare dietro. In particolare, era prima di Natale, dovevamo andare al centro commerciale Porta di Roma a fare delle commissioni che potevamo fare solo lì e non potevamo lasciare Lella a casa da sola.
Il problema è che fa parecchia cacca a palline e quindi abbiamo pensato al pannolino. Esistono anche quelli per i cani, ma noi prendiamo quelli da bambini e gli facciamo un taglio in mezzo per la coda.
Il pannolino è una necessità. Oggi ha due mesi e mezzo e la portiamo con noi. Quando peserà 50 chili e sarà cresciuta non la potremo più portare con noi e non ce ne sarà più bisogno.
La prima volta ci ha fermato una guardia giurata e ci ha chiesto se potevamo mettere il guinzaglio, perché stavamo senza. La seconda volta ci ha fermato un’altra guardia giurata e ci ha detto che non poteva entrare, dicendo che c’era un elenco di animali che potevano entrare e la pecora non era tra questi, ma non era vero. Nel frattempo si era radunata una folla di una cinquantina di persona, tutti indignati per questa presa di posizione. Anche alcune commesse si sono avvicinate e hanno detto che c’erano alcuni cani che facevano la pipì nei negozi e non diceva niente nessuno. Così ci hanno lasciato andare senza problemi.
La gente è curiosa, ci fanno un po’ di domande. In generale sono tutti apprezzamenti positivi. Gli strani non siamo noi che ci andiamo in giro. Se pensi che c’è gente che fa giocare l’agnellino con i figli, li fa affezionare e poi lo macella. Ma poi quanta carne mangi in un agnellino di 30 giorni?
Magari qualche anno fa c’era una cultura diversa. Uccidere un animale e poi mangiarlo era la normalità, invece oggi i bambini non sono abituati a vedere questi animali…
Sì, ma prima si uccidevano per necessità.
Anche gli animali avevano una vita più in linea con quella che è la loro natura. La mucca stava in un recinto, non in una gabbietta stretta e gonfiata di steroidi.
Un animale lo puoi macellare e mangiare, ma la breve vita che fa gliela devi far fare con dignità. Non deve soffrire né prima, né quando lo macelli. A noi non piace la sofferenza dell’animale.
Voi mangiate carne?
Sì, senza esagerare.
Fa parte del patto. In antichità il patto era che io ti faccio vivere, ti do da mangiare, ma finché mi servi ti sfrutto: prendo il latte, la lana e quando ho bisogno di carne ti macello. Se lo tratti bene e gli dai una vita dignitosa, in linea con la sua natura e lo macelli senza farlo soffrire, lì va bene.
Dopo le uscite al centro commerciale, siete diventati “famosi” su Internet, dove c’è una collezione di vostre foto con migliaia di commenti.
Sì, ormai ci seguono e ci fotografano ovunque. In realtà siamo anche noi che postiamo le foto sui nostri profili, così come quelle con i nostri cani. Poi le hanno iniziate a mettere sul gruppo Welcome to Favelas seguito da centinaia di migliaia di persone e sono arrivati commenti di tutti i tipi.
Più positivi o negativi? Voi li leggete e rispondete o sorvolate?
La maggior parte dei commenti sono positivi. Chi ci dice “avete vinto voi”, oppure che è un’ottima idea per tagliare l’erba. Ma poi c’è chi ti fa commenti banali tipo come “Sarà pronta per Pasqua”, “Buona con le patate” o “ottimi gli arrosticini”. Sono anche poco originali.
Di solito non rispondiamo mai e non ci preoccupiamo troppo di questo, perché tanto c’è sempre qualcuno che parla male di te, ma non lo sai e non vale la pena preoccuparsi. Non stiamo su Facebook a commentare e giustificarci. Non abbiamo fatto niente di male. Stiamo pensando però per Pasqua di fare un post divertente con Lella e la scritta “I’m still here” o “I’m survived”.
Comunque ci sono anche giovani che finiti nel tritacarne di Facebook e dei commenti, si sono depressi o addirittura ammazzati. Voi che idea avete a proposito?
G. Nel mondo virtuale rischia di prevalere il leone da web. Su Facebook è molto facile parlare senza che ci siano conseguenze delle azioni.
Se uno dice che mi vuole macellare la pecora, io prendo il tavolino e glielo spacco in faccia. Se me lo scrive su Facebook sanno che non ci sono conseguenze. Non ci metti la faccia, per me è pura vigliaccheria. Spesso viene fuori ciò che sei e non riesci a tirare fuori. Comunque se mi insulta un cretino, ma cosa vuoi che gli rispondo. C’è da dire che queste persone che offendono, spesso non sanno nemmeno mettere le “h”, poverini gli sarà morta la maestra alle elementari. Allora si commentano da soli.
Ognuno oggi vuole dire la sua. Si sentono importanti ed esperti di tutto. Oggi di politica, domani di economia e di terremoti. Uno mi ha detto che ha uno zio pastore che ha 120 pecore e gli ha detto che il pannolino non va bene. Gli ho risposto che quello che me l’ha data è laureato in Agraria e ne ha 121. Sono tutti più esperti di un veterinario.
Comunque è come quando guidi la macchina le prime volte. Ti arrabbi perché la gente gira senza mettere la freccia. Poi dopo un po’ ti abitui e capisci che non puoi cambiare il mondo, che sarà sempre così.
In questo clima a spiccare è la singolarità della correttezza.
B. Se stai tutto il tempo a leggere i commenti su Facebook, il nostro può sembrare un mondo cattivo, ma non è così. Facebook è uno strumento utile per raggiungere tante persone. Ricordo il caso di un cane impiccato a San Gineto, c’è stata molta indignazione e mobilitazione. Ci sono delle catene utili per mobilitare le persone.
Di per sé non è né buono né cattivo. È uno strumento, un’opportunità.
È come una pistola. Puoi usarla per fare una rapina o per difendere la tua famiglia.
Giulio lei è una persona che tiene molto alla cura del corpo, al modo di vestire. Non c’è un po’ di esibizionismo nell’andare in giro con una pecora?
Noi vogliamo anche dimostrare che tutti gli animali sono degni di rispetto.
Cerchiamo di sensibilizzare che esistono altri animali oltre ai cani e i gatti.
D’altra parte voler stare al centro dell’attenzione è una caratteristica di tutti e due. Non sono scemo, lo so che se vado in giro con Lella attiro l’attenzione, ma questo non deve privare la mia libertà e quella degli altri. Se a me va di fare una cosa, la faccio a prescindere. Non è che mi faccio spaventare o mi limito per paura dei commenti. È una cosa un po’ particolare lo ammetto, ma non è una cosa degradante perché non è sporca. C’è gente degradata, che puzza e nessuno gli dice niente. Noi siamo squattrinati e magari dicono che siamo strani. Se avessimo un sacco di soldi, direbbero che siamo eccentrici.
Noi abbiamo una filosofia: va tutto bene finché non fai del male a nessuno. Rispetta il prossimo e fai come ti pare. Se cerchi di piacere a tutti, va a finire che non piaci a nessuno e non soprattutto non piaci a te stesso.
All’inizio tante. È come un neonato e bisogna immedesimarsi nella sua natura. Ti devi sostituire alla mamma, perché lei ha bisogno di chi le insegna ciò che è giusto e sbagliato, vuole compagnia, la copertina perché ha freddo ed ha ancora poca lana.
B. L’importante prima di prendere qualsiasi animale è informarsi sulla sua natura, i suoi bisogni, il suo carattere e capire se sono conciliabili con i tuoi. Ci vuole rispetto verso l’animale e verso il prossimo.
Per tutti, consiglio “L’anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz, una vera e propria bibbia per capire gli animali.
Il problema è che oggi si tende molto a umanizzare. L’animale è animale.
Appunto, non c’è il rischio che questo modo di vivere sia contronatura per lei?
C’è chi pensa che la pecora sia un animale che deve stare nel gregge e che tenerlo da solo è contronatura. Ma anche questa è una sciocchezza, perché le pecore si muovono in gregge costrette dai cani pastori che gli fanno fare aggregazione. Per loro natura starebbero da sole o a piccoli gruppi, un po’ come gli essere umani.
Come detto poi, l’abbiamo presa, su consiglio del pastore, quando era nata da appena 12 ore e quindi per lei questa è semplicemente la normalità. Non capisce che possono esistere altre situazioni. Per lei è normale passeggiare al centro commerciale, perché è abituata ai rumori, alle luci, alla confusione. Non è stressata per niente.
Finché ci siamo noi che siamo la sua famiglia, il suo gregge, lei guarda molto la nostra reazione, come tutti gli animali che guardano la reazione di quella che è la mamma.
Lei hanno molta più sensibilità di noi negli atteggiamenti. Se mi vede tranquillo sta tranquillo, se faccio un urlo perché mi è cascato il cellulare, lei bela.
Quando fa qualcosa che non deve fare, ci guarda ma è testarda e magari continua a farlo e chiude gli occhi perché sa che gli arriva una sberla.
All’inizio sì, ora che fa meno freddo sta anche fino a mezzanotte fuori. Però dorme nel letto con noi.
È stato divertente i primi giorni. Noi viviamo in una casa molto piccola e abbiamo un arco tra il soggiorno e camera da letto, così avevamo deciso di metterla su una copertina per terra nel soggiorno.
I primi due giorni di vita nemmeno saltava, poi ha iniziato a saltare sul divano e così abbiamo deciso di mettere una paratia alta circa un metro per non farla salire sul letto nostro. Il primo giorno è andata bene. Il secondo giorno ha iniziato a provare a saltare e la dovevamo letteralmente parare. Il quarto giorno abbiamo visto un agnello che volava ed è atterrata sul nostro letto. Poi non se ne è più andata.
È assurdo, ma noi la sera veniamo messi a letto da una pecora. Se Giulio sta sul divano e vuole dormire, inizia a fare avanti e indietro fino a che non vai a letto. Poi ti guarda fino a che non stai zitto e spegni la luce. Ti guarda come per dire “dobbiamo dormire”.
Non è difficile interpretare i suoi bisogni, nonostante una pecora non sia molto espressiva e non ha le dinamiche facciali di un cane. Eppure si fa capire benissimo.
Ti comunica quando vuole che le cambi il pannolino, quando vuole mangiare e se non gli dai retta fa casino sulle cose che le danno fastidio. Dà i bacini, fa le coccole.
La cosa meravigliosa è che ti fa da ombra. Dove mettiamo i piedi noi, mette le zampette lei. Non c’è bisogno di mettere il guinzaglio.
Quando andiamo per la strada non hai preoccupazioni che possa mordere qualcuno, non ha problemi di socializzazioni perché è docilissima, non sporca, non si allontana. Non perde peli, è anti-allergica perché ha la lana.
Ci siamo resi conto che è favolosa come animale domestico. Dovrebbe essere l’animale domestico per eccellenza.
di Fabio Orfei