I Carabinieri hanno eseguito 39 ordinanze di custodia cautelare. emesse dal al G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica.
Viabilità estremamente rallentata, strade chiude e transennate perché, fino a metà mattina, i militari hanno continuato con 46 perquisizioni domiciliari. Ne abbiamo parlato qui.
ORGANIZZAZIONE CRIMINALE – Una rete fitta con un’organizzazione precisa che controllava le piazze dello spaccio di Tivoli e Guidonia, tanto che tutti gli indagati sono accusati a vario titolo di reati come associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi ed estorsioni, aggravati dal metodo mafioso.
SCHEMA PIRAMIDALE – Tutto è iniziato nel febbraio del 2016, dopo il sequestro di 1 kg di cocaina a due giovani pusher, i militari insospettiti, compresero immediatamente di una presenza a loro superiore, ovvero quella di un’organizzazione dai connotati mafiosi di tipo piramidale con legami anche di vincolo famigliare.
Le indagini, condotte prima sotto l’egida della Procura della Repubblica di Tivoli e dal Maggio 2016 coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, includono intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazioni gps, telecamere, servizi di pedinamento, osservazione e attività di riscontro.
IMPRONTA MAFIOSA – L’impronta mafiosa è data dai metodi utilizzati come: estorsioni, incendi alle autovetture, minacce, pestaggi, sfregi al volto. Il tutto per ottenere il controllo sul territorio del traffico e dello spaccio di stupefacenti.
Vale la pena ricordare che Cascalisci e D’Andrea furono anche protagonisti di un’indagine del 2014, ad opera del Commissariato di Polizia di Tivoli, che portò a decapitare l’allora cupola dello spaccio di zona.
Alla base della piramide ragazzi di Tivoli ognuno con un ruolo e un incarico specifico per: spaccio, controllo del territorio, organizzazione di spedizioni punitive per chi osava sfidare il “sodalizio”.
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IL “SODALIZIO” – Dalle intercettazioni sono emerse comunicazioni chiave riguardanti organizzazioni di azioni ritorsive nei confronti dei Carabinieri accusati di “Mettere sotto pressione il sodalizio”, con tanto di pedinamento ai danni dei militari. I criminali hanno minacciato le loro famiglie e incendiato le loro vetture. 25 arresti sono avvenuti flagranza di reato, a questo si sommano innumerevoli sanzioni amministrative, il sequestro di ingenti quantitativi di più tipologie di stupefacente e di una pistola.
FINE DELLA “COSCA” TIBURTINA – Il GIP del Tribunale di Roma, ha quindi emesso n. 39 ordinanze di custodia cautelare, 33 in carcere e 6 agli arresti domiciliari. Tra i soggetti anche sette donne. Tra gli indagati è finito anche l’Avvocato Francesco Tagliaferri, ex Presidente della Camera Penale di Roma e legale di fiducia di Cascalisci, che risulta indagato per favoreggiamento.