Stadio Olimpico pieno, Federico suona la cornamusa con la sua band

 In quell’occasione Paradiso ha suonato non solo per gli spettatori, ma anche per autorità e personalità quali i giocatori e la scrittrice J.K.Rowling, la “mamma” di Harry Potter.
 “Per me suonare la cornamusa è stato il punto di arrivo di un percorso di vita,” -si racconta Federico Paradiso- “Da sempre ho amato i popoli del nord Europa, così come le tradizioni Celtiche. Indossare il tartan e suonare la cornamusa per me rappresenta un modo per avvicinarmi a un mondo antico, alla scoperta di una cultura volta alla tranquillità e all’armonia, che è diventata negli anni il mio stile di vita.”
 Quando non indossa il kilt o non imbraccia la cornamusa, Federico Paradiso è un preparatore atletico specializzato nel mondo dell’allenamento funzionale. Occupazione a cui è arrivato unendo la sua passione per Jeet Kune Do, di cui è istruttore, con il suo percorso di studi in medicina presso l’università la Sapienza di Roma.
Da otto anni legato alla sua ragazza Irene Di Gennaro, nell’immediato futuro Federico Paradiso sogna di laurearsi e di specializzarsi o in chirurgia e urgenza, oppure in un altro ambito della medicina. Dunque un percorso di vita tutto da scrivere e da intraprendere con una serenità e un’armonia tipica della grande anima dei popoli Celti.  
Paradiso, come nasce l’amore per uno strumento musicale così particolare?
“Come altri aspetti della mia vita, è stato un intero percorso a farmi avvicinare a questo strumento. Io amo i popoli del nord Europa e nel 2009 per la prima volta mi sono recato in Scozia. Sono rimasto folgorato dalle tradizioni e dalle sensazioni che lì perdurano da 700-800 anni. Inoltre, per motivi storici che legarono gli Stuart all’Italia, l’accoglienza data agli Italiani è unica e strepitosa. Quasi si respirasse ancora quel legame antico. Quest’esperienza ha aumentato l’amore che nutrivo per la cultura Celtica e per tutta la musica di questa tradizione.”

L’approccio alla prima cornamusa quand’è arrivato?
“L’avvicinamento ufficiale allo strumento è maturato invece a Monterotondo. Nel 2012, al Duomo, ho visto Massimiliano Mazzalupi, un suonatore di cornamusa. Restai innamorato dalla sua esecuzione dei brani e gli chiesi di potermi dare qualche lezione. Con il tempo diventammo amici. All’epoca era il Pipe Major della City of Rome Pipe Band, la banda di cornamuse e tamburi scozzesi di Roma. Banda in cui sono entrato poi anche io. Da quel giorno, sono ufficialmente sei anni che suono la cornamusa.”

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Cosa l’ha affascinata di questo strumento?
“E’ difficile dirlo. Per me è stata una grande emozioni, proprio come quando ti innamori di qualcuno. Non è facile spiegarlo. E’ qualcosa che affronti e vivi con leggerezza. Ma te ne accorgi quando ti rendi conto che i tuoi pensieri musicali sono rivolti proprio a quello strumento. A tutto questo c’è da aggiungere che il mio maestro mi ha stimolato a suonare. Questo ha fatto di me un Piper, un suonatore di cornamusa.”

Indubbiamente la cornamusa non è una chitarra, che tipo di musica è possibile suonare con questo strumento?
“La cornamusa si presta in maniera inconsueta a molti brani. Ve ne sono circa 60.000 suddivisi in musica leggera e classica per cornamusa. In quest’ultima categoria rientra la Coel Mor, ovvero la grande musica per cornamusa composta tra il 1600 e il 1700, di cui ogni clan aveva le sue musiche. Le canzoni non si tramandavano in via scritta, ma venivano cantate dal maestro all’allievo con una loro particolare pronuncia. Quindi oggi suoniamo canzoni composte secoli fa o si riadattano generi che sono legati al gaelico, come la durezza del rock moderno.”

Assieme alla City of Rome Pipe Band lei ha suonato anche in apertura del “6 Nazioni” di Roma. Che esperienza è stata?
“Per i Piper Italiani, il 6 nazioni è un evento cardine. Nonostante la mia prima volta fosse stata nel 2012, anche l’esibizione del 17 marzo 2018 è stata una forte emozione. Prepararsi negli spogliatori e schierarsi, attraversare i tunnel bui e ritrovarsi in campo accolti dall’urlo di 68mila spettatori. Suonare per loro, per i giocatori e per gli ospiti esteri, è qualcosa di indescrivibile. Così come suonare tutti assieme l’inno Nazionale. Ho i brividi solo a ricordarlo.”

Senza contare che, in quell’occasione, lei ha suonato anche per un ospite molto speciale, vero?
“Esattamente, non si suona tutti i giorni per J.K.Rowling. Quest’anno sono state invitate anche le autorità scozzesi e abbiamo suonato al loro arrivo. La mamma di Harry Potter si è fatta una foto, che ha caricato su tweeter, con noi che suoniamo. Essendo un fan sfegatato di Harry Potter, avercela a un metro di distanza è stato fantastico.”

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Se invece potesse scegliere, per chi le piacerebbe suonare?
“Non è facile rispondere. Paradossalmente a quanto si crede sono una persona timida. Lo so, è strano per uno che suona in kilt in Italia. Pensandoci, mi piacerebbe avere l’opportunità di suonare per la regina Elisabetta, dandole la possibilità di sentire la vera essenza del popolo scozzese. Credo da sempre che avversità, guerre e odio, nascano dalla non conoscenza: quando non conosci hai paura, quando hai paura reagisci. Se ognuno facesse questo ragionamento il mondo migliorerebbe.”

Quali sono le sue canzoni e i suoi artisti preferiti?
“Non ho una canzone preferita, per il semplice fatto che una canzone racchiude solo un momento della vita di qualcuno. Credo invece che un singolo gruppo, con il suo modo di fare musica, possa invece abbracciare varie sfaccettature della vita. Il mio gruppo sono indubbiamente gli U2, seguiti dai Red Hot Chili Pipers. L’artista invece è Hevia, con cui ho avuto il piacere di suonare assieme ad altri cinque Pipers per il concerto di Natale di Canale 5.”

Farebbe mai della sua passione il suo lavoro?
“Per me resta una passione, per un semplice fatto: tutto è nato come un innamoramento. Inserire tempistiche, soluzioni e necessità lavorative, svilirebbe la naturalezza con cui questa passione è nata. Si perderebbero i motivi per i quali ho iniziato.”

Paradiso, lei pensa che la filosofia che c’è dietro la pratica di questo strumento abbia cambiato il suo modo di guardare al mondo?
“Indubbiamente, quando ti avvicini al mondo scozzese, nulla resta immutato. Così il mio modo di vivere. Tutto ora è improntato più alla calma, alla serenità e all’armonia. In musica si impara a capire come certe note stiano bene assieme ed altre no. Lo stesso approccio lo si applica all’armonia della vita. La cornamusa inoltre è uno strumento unico e antico. Quando suoni un brano scritto nel 1600, vestito come a quei tempi, torni magicamente indietro nel tempo. Rievocando con serenità un altro tempo.”

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