TIVOLI – Trasfusione contro la sua volontà, va avanti il processo

La donna, Testimone di Geova, è poi morta. I consulenti tecnici: ‘Le trasfusioni di sangue non erano il trattamento appropriato e hanno peggiorato il quadro clinico’

Si è svolta il 15 luglio una nuova udienza del processo penale a carico di un medico dell’ospedale di Tivoli, imputato per il reato di violenza privata a motivo di 5 trasfusioni di sangue effettuate contro la volontà di una giovane donna, testimone di Geova, deceduta poi durante il ricovero. Fondamentali i diritti implicati in questo caso: il diritto alla scelta delle cure e all’autodeterminazione, sanciti dall’art. 32 della Costituzione italiana e ribaditi anche dalla recente legge 219/2017 sul “biotestamento”, nonché il diritto alla libertà religiosa. Per evitare l’imminente prescrizione, il giudice del Tribunale di Tivoli, la Dott.ssa Chiara Pulicati, di recente insediatasi presso la sede giudiziaria, ha anticipato con carattere d’urgenza il caso. Un caso che non riguarda solo Tivoli, ma che può fare giurisprudenza in tutto il territorio nazionale.

 

IL CASO

Nel 2013 Michela, una giovane donna di Montelanico (RM), viene trasferita d’urgenza all’ospedale di Tivoli per una grave insufficienza respiratoria. Michela, quale testimone di Geova, non rifiuta di essere curata, ma vuole che questo sia fatto rispettando la sua obiezione di coscienza religiosa alle trasfusioni di sangue. Anche se incosciente, la paziente aveva sottoscritto in una apposita Direttiva Anticipata le sue volontà, ignorate dai medici che la trasfondono una prima volta. Il quadro clinico di Michela si complica e, anche se le sue volontà vengono confermate da un amministratore di sostegno, il medico imputato le somministra ben quattro emotrasfusioni in successione. A conclusione dell’ultima trasfusione Michela viene a mancare. Aveva solo 36 anni.

 

L’UDIENZA DEL 15 LUGLIO

Nell’ultima udienza sono stati ascoltati i consulenti tecnici di parte civile, Daniele Rodriguez, professore ordinario di medicina legale e bioetica all’Università di Padova, bioeticista di fama nazionale, e Luca Brazzi, professore ordinario in Anestesia e Rianimazione presso l’Università di Torino e Direttore della rianimazione presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Città della Salute e della Scienza” di Torino. I consulenti hanno spiegato che le trasfusioni di sangue che sono state effettuate sia il giorno del decesso di Michela sia in precedenza non erano il trattamento medico appropriato visto il problema respiratorio della paziente. Il Prof. Brazzi, quale anestesista, ha dimostrato, dati clinici alla mano, che dopo le trasfusioni il quadro della paziente piuttosto che migliorare è semmai peggiorato. Il Prof. Rodriguez ha ribadito che dal punto di vista sanitario il trattamento emotrasfusionale era assurdo e che, dal punto di vista deontologico, i medici non potevano esimersi dal rispettare il rifiuto della paziente espresso nella Direttiva Anticipata e confermato dall’amministratore di sostegno.

Il procedimento è stato rinviato a questo punto a settembre, dove sono state fissate due udienze, il 14 e il 28, in maniera tale da concludere prima della prescrizione.

Il caso in corso a Tivoli non risulta isolato, visto che già nel 2018 il Tribunale di Termini Imerese, in Sicilia, ha condannato penalmente un chirurgo per aver sottoposto una testimone di Geova a una trasfusione contro la sua volontà.

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