Aveva accompagnato la figlia ad effettuare il secondo tampone, quello cosidetto molecolare che in caso di negatività le avrebbe consentito di tornare a scuola dopo una settimana di quarantena e di Didattica a distanza. Ma dopo sette ore di fila con tanto di numeretto assegnato si è vista chiudere le porte del Drive-In, la struttura allestita dalla Asl Roma 5 presso il Centro Agroalimentare Romano di Setteville di Guidonia.
Protagonista dell’odissea è E. S., 45enne di Villalba, mamma di una 16enne al terzo anno di studi presso il Liceo Scientifico “Ettore Majorana” e compagna di classe dell’alunna risultata lo scorso venerdì 27 settembre contagiata dal Covid-19. La figlia della donna si sarebbe dovuta sottoporre al secondo test, dopo quello eseguito presso il Liceo lunedì 28 settembre e dal quale la studentessa era risultata negativa, come il fratello e i genitori.
A sentire la donna, la disavventura avvenuta tra il pomeriggio e la serata di ieri, venerdì 2 ottobre, è capitata ad almeno altre trenta famiglie in fila all’interno delle auto per eseguire il tampone e anch’esse rimandate a casa. In una lettera aperta a Tiburno la 45enne racconta quella che definisce “Cronaca di una vergogna targata Italia”.
“Alle ore 15.10 io e mia figlia ci siamo messe in fila con l’auto, accodandoci alle altre. La fila è cominciata all’altezza dell’autolavaggio self-service di via della Tenuta del Cavaliere. Dopo circa mezz’ora sono passati due operatori in divisa che hanno comunicato a ciascuno il proprio numero d’ordine, precisando che avrebbero sottoposto a tampone un totale di 120 richiedenti. Noi eravamo 113esimi, avevamo ben 112 auto che ci precedevano, ma eravamo contente di essere rientrati nella “fortunata aliquota dei 120”. Intanto la fila procedeva lentamente, molto lentamente: avanzava di qualche metro ogni mezz’ora! Gli operatori sono passati altre due volte a contare le auto in fila: il nostro numero era sempre il 113”.
“Verso le 19, quando ancora ci precedeva più di una sessantina di auto, un operatore ci ha detto che l’orario di chiusura della struttura era previsto per le ore 20, che la stessa avrebbe comunque chiuso perché non fornita di energia elettrica (???) e che, a quel punto, ci conveniva ritornare l’indomani (dopo essere stati quattro ore in fila!?!?). A formulare tale invito è stato lo stesso operatore che qualche ora prima era passato più volte a contare le auto. Ma noi, irritati come tutti gli altri, abbiamo preferito continuare il percorso. I tamponi sono stati effettuati ancora per un po’, ma a un certo punto, con sorpresa e sgomento, apprendevamo che il sistema non era più attivo e che per tale motivazione i tamponi non potevano essere più effettuati. Erano quasi le 22! E così, dopo essere stati in fila per ben 7 ore, ci hanno mandati via senza aver effettuato il tampone! La cosa che fa davvero arrabbiare è che era rimasta una ventina di auto, in molte delle quali c’erano bambini piccolissimi”.
“Dopo esperienze del genere – prosegue E. S. – che fanno percepire pienamente la totale assenza di comprensione e sensibilità in chi rappresenta le strutture pubbliche, ci si trova a porsi sempre le stesse domande: è possibile, in un Paese civile, essere trattati (anzi, maltrattati) come oggetti da discarica? È possibile che nessuno dei responsabili si faccia il minimo scrupolo per evitare disagi del genere? Rimandati a casa dopo sette lunghe ed estenuanti ore di fila! Esperienza atroce che non auguriamo a nessuno! È evidente che l’organizzazione di questo servizio è stata pessima su tutti i fronti. Invece di contarci e ricontarci, l’operatore poteva dirci molto prima che eravamo in troppi e che non sarebbe stato possibile effettuare il tampone a tutti. La verità è che siamo vittime di un sistema fallato e macchinoso perché basato sulla superficialità dei responsabili che, invece, per dovere morale e giuridico, dovrebbero agevolare i cittadini e creare loro il minor disagio possibile”.
La figlia di E. S. lunedì 5 ottobre vorrebbe tornare al liceo, per cui stamattina – sabato 3 ottobre – la donna e la 16enne sono di nuovo in fila dalle 7 per tentare nuovamente la fortuna. “Speriamo sia la volta buona! – commenta la 45enne – Ci precede una settantina di auto e nessuno è ancora passato a contarci”.