Il centro studi Confindustria lancia l’allarme su una possibile minaccia sul debito delle imprese

Allarme debito delle imprese causa pandemia

 Lo lancia la Confindustria, per la quale peserà il doppio nel 2021 rispetto al periodo pre-crisi e può mettere a rischio gli investimenti

Lo studio

Il centro studi Confindustria lancia l’allarme su una possibile minaccia sul debito delle imprese, che peserà il doppio nel 2021 rispetto a prima della crisi, caratterizzato da crollo dei fatturati, mancanza di liquidità, prestiti. E questo vale sia per l’industria sia  per i servizi. Il credito bancario alle imprese italiane ha registrato un balzo (+7,4% annuo a ottobre), spinto dai prestiti emergenziali con garanzie pubbliche, arrivati oggi a circa 146 miliardi di euro. Uno strumento senz’altro utile per arginare la crisi di liquidità aziendale subita, ma che ha appunto accresciuto in modo notevole il peso del debito misurato in anni di cash flow (flusso di cassa) generato dalle imprese. Nei servizi, in media, da 1,9 a 11,2 anni. E tale cash flow si è bruscamente assottigliato nel 2020 e in alcuni casi è divenuto negativo (da 81 a -4 miliardi di euro nel totale del manifatturiero). Il semplice servizio del debito, dice ancora l’ufficio studi, nella situazione attuale, prosciuga le risorse interne disponibili. La soluzione? Confindustria propone interventi di policy mirati a rafforzare la situazione finanziaria delle imprese (in primis, un allungamento della durata del debito). Perché, senza un solido recupero di fatturato e cash flow dal 2021, in quasi tutti i settori di industria e servizi l’eccesso di indebitamento mette a rischio il flusso di nuovi investimenti produttivi in Italia. Entrando nello specifico, nel 2021, nella manifattura, ci vorranno 5,4 anni di cash flow per ripagare il debito, più del doppio del tempo che sarebbe servito nel 2019

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