Omaggio a Rossini per le strade di Tivoli

La serie di manifesti “firmati” da Tertulliano Bonamoneta, scrittore e storico locale, identificheranno le vie tiburtine anche in futuro   

Tivoli e Villa Adriana sono state “incorniciate” da una serie di manifesti dedicati a Clemente Folchi, l’architetto che con il suo ambizioso progetto salva l’antica Tibur dalle acque furiose del fiume Aniene. L’iniziativa, siamo nello scorso novembre, ha celebrato i 250 anni della nascita dell’architetto romano. La ricorrenza è stata accompagnata con la frase del giornalista Indro Montanelli “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”. Il manifesto firmato da Tertulliano Bonamoneta, scrittore e storico locale, è stato il primo di una serie. Lo scorso anno ha “segnato” i 230 anni della nascita dell’artista ravennate, che ha viaggiato per tutto il Lazio realizzando opere di sorprendente bellezza e di grande valore. L’incisione per Luigi Rossini è una passione senza limiti, perché pur di non lasciare il lavoro sulle tavole di rame baratta le sue opere con cibo e luoghi improvvisati per trascorrere la notte. Talento, privazioni e sacrifici portano l’artista nel gotha degli incisori. “E’ un modo-ha affermato Tertulliano Bonamoneta – di fare cultura in maniera diversa. Questo personaggio non è secondo neppure a Piranesi, che viene ricordato a Tivoli. Rossini ha realizzato rispetto a Piranesi molte più incisioni su Tivoli e nessuno lo ricorda. La mia passione per l’incisione nasce da un regalo che ricevo dal dottore Renzo Boggi, quando mi regala un lavoro di Rossini inerente un edificio di mia proprietà a Tivoli. In quel momento è nata l’idea di mettere insieme tutte le incisioni di Luigi Rossini, dedicate alla città. Individuato un industriale del posto ho fatto acquistare l’opera, che non è costata poco. L’unico luogo a Tivoli con le quaranta tavole disponibili per tutti è il Ristorante Sibilla, che in questi giorni compie trecento anni. Questa vicenda mi ha offerto la possibilità di conoscere la vita di Rossini trascorsa fra studio, viaggi, difficoltà economiche, famiglia e pure una grande tragedia. Il dramma si consuma sull’Appia quando Alessandro, restauratore e figlio prediletto dell’artista, viene mandato dal Ministro dell’epoca per lavoro a bordo di una vecchia carrozza. Quando il mezzo di trasporto, improvvisamente, si ribalta il giovane cade ferendosi gravemente alla gamba. Purtroppo, il passo successivo è l’amputazione. Nonostante ciò, subentrano delle complicazioni e Alessandro Rossini muore. Il padre, consumato dal dolore, perisce dopo qualche anno.

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Folchi, Rossini e il prossimo?

Sarà una donna molto importante. E’ una sorpresa.

Come hanno risposto i tiburtini alla sua iniziativa?

Ho ricevuto molti complimenti e in tanti mi hanno spinto ad andare avanti, perché l’idea è stata molto apprezzata. In realtà, si sono verificate anche delle “stranezze”.

Quali?

Qualcuno mi ha chiesto è un tuo parente? Altri hanno aggiunto l’hai conosciuto? I commenti, quindi, sono stati di varia natura.

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