“Sono convinto che la Regione Lazio abbia agito soprattutto per il bene dei cittadini con l’operazione di tutela e ripristino dell’area definita Sito di importanza comunitaria (Sic) all’interno dell’ex polverificio Stacchini, affidandola alla gestione dell’Ente Regionale Parco Monti Lucretili.
Un intervento che risponde proprio alla richiesta di maggiore sicurezza proveniente dagli abitanti di quell’area, perché niente è più pericoloso di un territorio lasciato all’incuria e al degrado, in balia dello sversamento illecito di rifiuti o di incendi spesso dolosi.
I 40 ettari, che pur rientrando nella proprietà dell’ex Stacchini sono sottoposti a vincolo Sic e trasformati nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Travertini Acque Albule (Bagni di Tivoli), gestita in modo coerente e sostenibile dal parco regionale dei Monti Lucretili, alla fine del processo di riqualificazione rappresenteranno un’oasi di recuperata biodiversità, monitorata e sorvegliata.
Ma mentre è facile deturpare, inquinare e abbandonare al degrado un territorio, spesso grazie anche all’indifferenza di chi preferisce guardare da un’altra parte, ripristinare la naturalità e l’integrità dei luoghi richiede il tempo necessario. E richiede anche capacità di analisi dei luoghi, studi approfonditi sulle loro caratteristiche naturali, individuazione e rilevamento dei singoli elementi ambientali, competenza e professionalità nell’approcciare fin dall’inizio anche le apparentemente semplici pulizia e bonifica dai rifiuti.
È proprio su questo ultimo caso che il Parco regionale ha ritenuto di dover intervenire, rilevando che le operazioni di raccolta dei rifiuti erano fatte senza nessuno studio ambientale e tecnico e che rischiavano di alterare lo stato dell’habitat che doveva essere preliminarmente verificato da un piano dettagliato. Il Parco ha più volte richiesto al comune e alla proprietà i documenti su cui si basava il primo intervento e poi l’ampliamento dello stesso a tutto il territorio interessato.
Per produrre una valutazione di incidenza relativa alle attività proposte di raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti si ha bisogno di rilevamenti precisi con conseguente rimappatura degli habitat vegetativi, ma, date le loro specificità, tale rilevazione potrà essere effettuata solo quando i licheni saranno fioriti e quindi completamente visibili, situazione che si realizzerà non prima del mese di aprile.
È quindi un tempo di attesa necessario, che però non comporta un abbandono della gestione del territorio, anzi, grazie all’accordo che il Parco ha stipulato con la Protezione Civile di Tivoli per le attività di monitoraggio e sorveglianza dell’area, si è già arrivati ad esempio all’individuazione di alcune persone che tentavano di scaricare illecitamente rifiuti.
Dopo anni di abbandono totale i primi passi per il ripristino e la tutela della Zona Speciale di Conservazione si stanno compiendo e rappresentano l’inizio di un’importante percorso di recupero di legalità, di riqualificazione e di sviluppo sostenibile per tutto il territorio.
Nella nota delle liste civiche della maggioranza che governa il comune di Tivoli si chiedono tempi certi per lo studio e per l’avvio dei lavori di bonifica. Ma a questa richiesta viene naturale porsi un’altra domanda: perché la richiesta del comune (con l’ordinanza sindacale che intimava al privati lo sgombro dei rifiuti) è arrivata solo dopo mesi di attesa e dopo diverse sollecitazioni, collegandola inoltre ad un eventuale rilascio di licenze edificatorie per milioni di metri cubi di cemento. Se veramente l’attenzione ai problemi ambientale dei cittadini era il punto centrale dell’azione dell’Amministrazione comunale perché non si è provveduto immediatamente ad intimare al privato la bonifica dell’area e perché non si sono attivati i dovuti controlli sul territorio.
Sono azioni che ora sta portando avanti proprio il Parco dei Monti Lucretili e sono i motivi per i quali la Regione Lazio ha scelto di inserire l’area di Stacchini all’interno dello stesso Parco. Il resto sono solo strumentalizzazioni.”