I curriculum sembravano non lasciare spazio a dubbi: assalti a mano armata in mezza Italia, specialisti nel “ripulire” banche, per questo erano finiti alla sbarra. Ma quel giorno non furono loro a far irruzione con parrucche e occhiali da sole, a minacciare i dipendenti e a fuggire con un bottino di 21.999 euro.
Per questo ieri, mercoledì 10 marzo, il Tribunale di Tivoli ha assolto per non aver commesso il fatto Cesare Ponzi, 70 anni, e Mirko Aspergo, di 40, dall’accusa di rapina aggravata ai danni della Cassa di Risparmio di Rieti di via Elena Baccelli a Rignano Flaminio. Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Emanuela Maria Francini e Sergio Umbriano – ha accolto la tesi dei rispettivi legali, gli avvocati Andrea Aleandri del Foro di Tivoli, e Umberto Giovanni Sanzari, rigettando la richiesta di condanna a sei anni di reclusione avanzata dal pubblico ministero Antonio Altobelli. I giudici hanno inoltre dichiarato prescritto il reato di ricettazione contestato per l’utilizzo di un’auto rubata durante la fuga.
Gli imputati, attualmente detenuti per altri reati, erano accusati di un colpo messo a segno il 30 ottobre 2007 nella filiale numero 68. Quel giorno due uomini penetrarono armati di taglierino e nel giro di pochi minuti razziarono i soldi per poi fuggire a bordo di una Fiat 500 risultata rubata e abbandonata poco dopo in via Leopardi, sempre a Rignano.
Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Bracciano si concentrarono su Cesare Ponzi e Mirko Aspergo. Il primo, 70 anni, romano, una carriera da rapinatore, finì tra i sospettati in quanto frequentava spesso la zona per far visita ad un familiare residente a Morlupo. Il secondo, 40 anni, anche lui romano e protagonista di numerose rapine, abitava in una frazione dell’area Tiberina. Gli investigatori individuarono Ponzi e Aspergo sulla base dei fotogrammi estrapolati dai filmati registrati dal sistema di videosorveglianza interno alla Cariri e si convinsero che sotto le parrucche a caschetto indossate dai due banditi – una bionda e una mora – ci fossero proprio i due pregiudicati. Tra l’altro durante le perquisizioni domiciliari i militari rinvennero e sequestrarono due parrucche e abiti considerati compatibili con quelli utilizzati durante l’assalto in banca. Del bottino, nessuna traccia. Impronte digitali, zero. Di qui, l’assoluzione.
“Gli autori della rapina erano irriconoscibili – commenta l’avvocato Andrea Aleandri, difensore d’ufficio di Cesare Ponzi – Il video dell’assalto non è mai stato prodotto durante il processo, per cui la perizia di compatibilità tra autori e imputati è stata effettuata sulle immagini fotografiche. In realtà, non solo non è stato accertato che gli uomini travisati fossero gli imputati, ma gli stessi testimoni non sono stati in grado di riconoscerli e si sono perfino contraddetti fornendo descrizioni errate circa la corporatura e l’età. Basti pensare che il mio assistito è visibilmente claudicante, ma nessun teste ha riferito tale circostanza”.