È finito nel caos il voto per corrispondenza

Alcuni ricorderanno le lunghe code sulla Tiberina degli scrutatori diretti ai 700 seggi del centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto

L’esercizio del diritto di voto all’estero (il voto dei cittadini italiani residenti all’estero è un diritto sancito dal comma 3 dell’articolo 48 della Costituzione italiana) ha creato diverse “complicazioni”, come ad esempio la difficoltà di recapitare ai diretti interessati il plico elettorale. Alcuni ricorderanno le lunghe code sulla Tiberina degli scrutatori diretti ai 700 seggi del centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto dove circa 10 mila persone erano impegnate nelle operazioni di controllo su 1700 seggi, che raccolgono le schede dei 4,3 milioni di italiani che risiedono fuori dall’Italia. Il diritto di voto all’estero, è una questione che deve essere risolta anche perché oltre i nostri confini. All’estero le sezioni sono state dimezzate e non sono certo mancate le proteste. Connazionali in Germania sono stati costretti a viaggiare per duecento chilometri per recarsi al seggio. Tutto ciò a fronte di un numero sempre crescente di elettori all’estero, aumentato di oltre 400mila persone dal 1999 al 2014, mentre la percentuale dei votanti è sempre calata. Fino a toccare il 5,9% degli aventi diritto.

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