Economia, un Paese più moderno ma i partiti non stanno a guardare.

 Convocato per questa mattina alle 10 il Consiglio dei ministri sul Piano di Ripresa e Resilienza.

L’impegno di Draghi è “consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno”.

Nella bozza di 318 pagine sono tratteggiate sei missioni, quattro grandi riforme, tre priorità di sostegno a giovani, donne, Sud. Previste 30 grandi infrastrutture di ricerca e uno di eccellenza per le epidemie. La stima del suo impatto sul Pil sarà nel 2026 di almeno 3,6% più alto. Stop a quota 100 dal 2022 titola il Corriere. Professionisti: fine dell’esame di Stato. 228mila nuovi posti per gli asili, accesso snello, semplificazione e digitale per la P.A. Più gare nei servizi pubblici, 25 miliardi per i treni veloci. Non è prevista la proroga del Superbonus fino al 2023.

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Draghi ha parlato di «un’opportunità imperdibile», che può fare dell’Italia un Paese «più moderno», con meno povertà e diseguaglianze. Staremo a vedere.

Il premier ha anche detto che il Parlamento sarà periodicamente aggiornato sull’andamento del programma. In che modo questo aggiornamento si realizzerà e con quale cadenza non è ancora chiaro. I tempi però sono contingentati. Il presidente del Consiglio vuole rispettare la scadenza del 30 aprile per la presentazione alla Commissione europea.

La cabina di regia è presieduta da Draghi e dai ministri economici. Ma i partiti non stanno a guardare. Vogliono contare e decidere sull’uso dei fondi. Io penso che sarebbe meglio che restassero in Parlamento a controllare la trasparenza e l’utilità delle opere che saranno avviate. È ormai chiaro che per spenderli bene serva una profonda riforma della pubblica amministrazione.

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