Kabul, primo atto

L'avamposto medievale su un Occidente distratto fa riflettere su un disarmo affrettato

 

Solo una settimana fa Biden diceva che la situazione era sotto controllo

L’errore della presidenza della Repubblica americana non ha precedenti. Inutile le lacrime di predica della nostra classe politica. Oggi ci accorgiamo che l’esercito può essere uno strumento necessario per difendere la democrazia.
La lavata di mani degli States trova giustificazione sui costi che questa operazione costava e come le guerre del terzo millennio si combattono sul piano merceologico e dei mercati. In tal senso il nuovo fronte per l’Occidente resta ad est ma ha sede in Cina.
Il drammatico però è che gli altri fronti non vengono meno. Avanzano, invece, con un propellente che non è dato solo dalle armi ma da una proiezione teologica dell’esistenza. Chi vive per Allah ed è pronto a morire per lo stesso motivo è un avversario anomalo, che non parla la stessa lingua. Così come il competitore nel mondo delle merci (Cina) che non conosce diritti sindacali, tempi di lavoro e tempi di vita totalmente sovrapposti.
Prima di considerare l’affermazione la democrazia un bene non sostenibile con le stesse modalità di deve osservare l’evoluzione di questi due grandi complessi ideologici (Islam e Cina).
I talebani occupanti dicono di essere cambiati, specialmente sul rapporto con le donne. Il processo di crescita forsennato della Cina non potrà durare in eterno.
E noi dovremo ripensare alla nostra democrazia rimasta una forma senza sostanza. Mai più rappresentanti eletti grazie alla demagogia e all’appiattimento del dibattito. Ma questo è un lavoro nostro, di tutti noi.

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