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Perché l’espansione del Car può afferrare le risorse del Pnrr

Il Car e il suo ampliamento, su modelli sostenibili e inclusivi, hanno buone possibilità di ottenere le risorse europee

Anche con l’inizio del nuovo anno, sono ancora top secret i dettagli del progetto di ampliamento del Car di Guidonia (progetto in cui sono di mezzo pure le idee di grandi professionisti come lo studio di Carlo Ratti, archistar di livello internazionale). Un elemento sembra essere davvero certo, quando il ministero delle politiche agricole indirà i suoi bandi relativi al Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, il Centro Agroalimentare Roma che si estende tra la capitale e Guidonia, ha tutte le carte in regola per vincerli, poiché la sua espansione è legata ad alcune grandi aree di intervento su cui si basa proprio il Pnrr. Meglio ricordarle: transizione digitale, rivoluzione verde, logistica e infrastrutture, digitalizzazione.

La visione del Car

Al Car, in cui già è in atto una sinergia di investimenti pubblici e privati, hanno poi una visione precisa: consumare suolo solo lì dove indispensabile, non espandersi a go-go come si pensava un tempo, ovvero che occupare più spazio possibile fosse simbolo di progresso. Infatti, nel progetto del Centro (almeno di quello che si sa), gli elementi costruttivi e di infrastruttura si sviluppano in assi circolari per ottenere un’efficienza maggiore di questo food hub sostenibile, in cui sono determinanti, oltre alla superficie minima del costruito, la riqualificazione del terreno, il basso impatto ambientale, il riutilizzo in modo circolare dei materiali, oltre che il ciclo virtuoso dei prodotti e dei rifiuti nonché la produzione di energia pulita. La direzione è quella di unire l’espansione della struttura a quella del centro visitatori. Ci saranno nuove filiere; piattaforme per i mercati rionali; un centro riciclo e un biodigestore (riciclaggio per lo smaltimento di prodotti organici per ricavarne energia); una vertical farm (produzioni in verticale dei prodotti di orto-frutta, in grado di svilupparsi appunto verso l’altro e con poco ingombro orizzontale). Poi, saranno fondamentali: la raccolta dell’ invenduto; la lavorazione e la refrigerazione dell’ortofrutticolo e il concepimento di una pista ciclabile e di percorsi pedonale, in modo che l’area sia fruibile da tutti i cittadini. Infatti, non mancheranno punti ristoro; l’area eventi; il museo del riciclo; un centro di alta formazione; spazi workshop e laboratori di ricerca. Il Car diventerà poi un hub per le imprese, un incubatore per dare spazio e visibilità a nuove idee e progetti. Non solo un mero ampliamento, dunque, ma qualcosa di più. Come ha detto in proposito il direttore generale del Centro agroalimentare, Paolo Massimo Pallottini, progetti di una tale complessità devono essere portati avanti bene, affinché non siano solo “contenitori” ma strutture in cui l’obiettivo sia “costruire” i contenuti.

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Ricordando infine che il valore aggiunto dell’operazione di espansione, generato dall’investimento è pari all’investimento stesso, oltre 200 milioni di euro, con un valore aggiunto indiretto stimato tra i 250 e i 280 milioni di euro e una ricaduta occupazionale di più di 1500 addetti diretti (oggi ce ne sono 3500) e 1800 nell’indotto. (Nell’immagine come sarà il futuro del Car)

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