TIVOLI – Scuola Taddei, il Comune chiede l’affitto senza contratto

La dottoressa Jlenia Quarchioni, responsabile della scuola: “Svolgiamo una funzione pubblica”

E’ corretto esigere gli arretrati di un contratto che ad oggi ancora non esiste?

A porre il quesito è la dottoressa Jlenia Quarchioni, responsabile della “Cooperativa Scuola Taddei”, società che gestisce l’omonima “Scuola Paritaria Bilingue Taddei” da molti anni operativa nel palazzo di Via Campitelli 5, nel Centro storico di Tivoli.

Giovedì 15 febbraio l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Proietti ha formalizzato la volontà di recuperare qualcosa come 267.156 euro e 25 centesimi per l’utilizzato dello stabile negli ultimi tre anni (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Uno stabile un tempo di proprietà della Curia, nel 2021 annesso al patrimonio comunale.

Per questo la dottoressa Jlenia Quarchioni ha deciso di rendere pubblico attraverso il quotidiano on line Tiburno.Tv un caso finora noto soltanto agli amministratori di Palazzo San Bernardino.

Quale è il problema tra il Comune di Tivoli e la Scuola Paritaria Taddei?

La Scuola Taddei svolge la sua missione educativa da moltissimi anni, opera nello stabile storico di via Campitelli, il quale è stato donato dal benefattore Antonio Taddei perché mantenesse la sua funzione scolastica.

Si sono succedute diverse gestioni dell’Ente scolastico e lo stesso immobile ha subìto una variazione di proprietà, passando dalla gestione diretta della Curia all’affidamento al Comune. Questo chiaramente non è un problema da risolvere, ma semplicemente una situazione da formalizzare.

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Come è nata la controversia?

Nel 2021 la proprietà dell’immobile è passata al Comune in seguito ad una controversia legale con la Curia Vescovile. La Scuola operava quindi già nell’immobile in virtù di un contratto d’affitto stipulato con il precedente proprietario.

Come Direzione della Scuola ci siamo preoccupati di avviare con il Comune, nuovo proprietario, un dialogo costruttivo che portasse a formalizzare i rapporti; nonostante gli innumerevoli incontri solo ieri siamo venuti a conoscenza dell’ammontare del canone mensile.

In atti il Comune parla di indennità di occupazione: le cose come stanno?

Indennità di occupazione, al di là del significato tecnico, lascia supporre che da parte nostra si sia mancato nel pagamento di qualcosa o si sia occupato indebitamente lo stabile.

E’ necessario esaminare la questione nel suo complesso: la nostra Scuola operava già nello stabile svolgendo la sua funzione pubblica e sociale in virtù di un contratto d’affitto con il precedente proprietario.

L’attività scolastica è peculiare, non è possibile interrompere il servizio in qualsivoglia momento, occorre garantire la regolarità dell’anno. Lavoriamo con bambini dell’Infanzia e della Scuola Primaria, per i quali la continuità didattica non è semplicemente importante, è un diritto.

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Pertanto è sempre stato nostro primario interesse formalizzare attraverso un contratto i rapporti con il nuovo proprietario.

Perché il Comune soltanto oggi chiede tre anni di indennità arretrate?

Perché soltanto oggi ci si sia preoccupati di risolvere una situazione da molto tempo sospesa non saprei dirlo, certamente le tempistiche a ridosso delle iscrizioni per il nuovo anno scolastico incuriosiscono.

Comunicazioni di questo tipo a metà anno scolastico sollevano non poche problematiche: obbligati per legge a proseguire l’anno scolastico, non potendo interrompere un pubblico servizio, ci costringono ad accettare per i mesi a venire le loro condizioni.

E’ corretto esigere gli arretrati di un contratto che ad oggi ancora non esiste?

Il Comune ha stabilito un’indennità di occupazione pari a 8.810,46 mensili: secondo lei è una cifra congrua?

Questa cifra non è certamente discrezionale, nasce da tabelle e parametri oggettivi ma, così come previsto dallo stesso Regolamento comunale, occorre considerare la natura della nostra attività, la funzione pubblica e sociale sulla cui base è legittimo prospettare un’adeguata riduzione percentuale.

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