La rete esterna degli idranti era stata realizzata da anni, ma non è mai stata collaudata né è entrata in funzione.
Le immagini dei soccorsi nella notte tra l’8 e il 9 dicembre 2023 all’ospedale di Tivoli
E’ soltanto uno dei retroscena dell’inchiesta della Procura di Tivoli per il tragico incendio dell’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli, avvenuto nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 dicembre 2023 e costato la vita a tre anziani pazienti (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Il Procuratore Capo Francesco Menditto e Filippo Guerra, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta
Filippo Guerra, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta coordinata dal Procuratore Capo Francesco Menditto, ha iscritto nel registro delle notizie di reato i nomi di 11 persone, 10 delle quali dipendenti della Asl Roma 5, a cominciare dall’ex Direttore Generale Giorgio Giulio Santonocito, 56enne originario di Gela, manager della Asl di Tivoli dal 22 ottobre 2019 al 9 febbraio 2024 (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Romeo Sanna Pierina Di Giacomo
La ricostruzione degli inquirenti è impietosa e traccia una vicenda di presunte omissioni, negligenze, imprudenze, imperizie e inosservanza di leggi e regolamenti, dove tutti sapevano e nessuno muoveva un dito fino al tragico incendio costato la vita ai tre anziani pazienti Romeo Sanna, Giuseppina Virginia Facca e Pierina Di Giacomo.
Dalle indagini preliminari appena concluse, è stato accertato che il rogo è divampato a causa di un mozzicone di sigaretta gettato da un punto mai individuato sopra ad un ammasso di scatole contenenti rifiuti ospedalieri trattati (ROT) accumulatisi nel corso della giornata dell’8 dicembre 2023 e non ritirati da parte della ditta “Saste” in quanto giorno festivo.
Il sopralluogo dei vigili del fuoco nel piazzale adibito a deposito dei rifiuti ospedalieri
I rifiuti erano depositati in maniera incontrollata sul piazzale all’aperto del piano – 3 dell’ospedale di Tivoli, al di fuori del container installato il 3 ottobre 2020. Scartabellando tra i documenti, gli inquirenti hanno anche ricostruito il motivo per cui un container del tutto insufficiente rispetto alla mole dei rifiuti prodotti dall’ospedale fosse utilizzato per la raccolta.
Così è emerso che durante l’emergenza sanitaria da Covid 19 tra il 17 giugno 2020 e il 3 ottobre 2020 l’ex Direttore Generale Santonocito si ritrovò con l’esigenza di recuperare alcuni spazi interni all’ospedale da destinare a spogliatoio del personale.
Per questo il manager ordinò di adibire un locale fino a quel momento destinato a deposito temporaneo dei rifiuti ospedalieri trattati (ROT), individuando come nuovo spazio per i rifiuti il piazzale all’aperto ubicato al piano – 3 dove il 3 ottobre 2020 fu installato appunto il container per la raccolta dei rifiuti speciali pericolosi nonché del pulito prelevati dai reparti e collocati all’interno in attesa del ritiro e dello smaltimento.
La Procura è convinta che i 10 dirigenti Asl indagati siano stati consapevoli l’uno della condotta dell’altro e di chi lo aveva preceduto.
Sempre scartabellando tra i documenti, gli inquirenti si sono convinti che nessuno abbia vigilato, controllato né sia intervenuto sul sistema di prevenzione incendio all’interno e all’esterno del nosocomio di via Parrozzani, nonostante le periodiche segnalazioni di malfunzionamenti del sistema anticendio inviate ai competenti uffici e dirigenti da parte della società “Guerrato”, aggiudicataria dei servizi di manutenzione.
Ditta che avrebbe segnalato p iù volte anche lo stato di generale degrado della rete elettrica ed il mancato rispetto della normativa.
Tra l’altro, risulterebbe non aggiornato il documento di valutazione dei rischi e di prevenzione incendi relativo alla nuova dislocazione dei rifiuti ospedalieri pericolosi: insomma, il problema sarebbe stato ignorato e – nella migliore delle ipotesi – sottovalutato, sebbene fosse nota da alcuni anni la mancata entrata in funzione e collaudo della rete esterna degli idranti.
Sempre secondo la ricostruzione della Procura di Tivoli, pare fosse noto il deposito incontrollato di rifiuti accumulato frequentemente nel corridoio semiaperto ubicato nel piazzale -3 tra la cabina elettrica ed il padiglione A.
Eppure, una volta cessata l’emergenza da Covid 19, ciascun dirigente Asl avrebbe omesso non soltanto di controllare e vigilare sul sistema di raccolta, deposito temporaneo e ritiro da parte delle società incaricate, ma anche di disporre la sostituzione del container inadeguato con un altro di capienza maggiore, tantomeno di predisporre sistemi alternativi di deposito temporaneo al riparo dagli agenti atmosferici, compreso il possibile ricollocamento dei rifiuti nel locale adibito a spogliatoio nel 2020.
Oltre alla mai entrata in funzione della rete esterna degli idranti, le perizie tecniche commissionate dalla Procura avrebbero accertato difetti di funzionamento e guasti delle porte tagliafuoco dell’ospedale, soprattutto quelle dei reparti collegati e adiacenti al piazzale adibito a deposito temporaneo dei rifiuti speciali pericolosi.
Difetti e guasti, anch’essi segnalati e mai risolti.