La lettera dei lavoratori
“La prima trattativa era saltata probabilmente a cause delle nostre proteste – scrivono i lavoratori -, ma da quel momento abbiamo ricevuto solo un vago e breve comunicato in cui ci veniva detto che le sorti del negozio, fortemente in perdita, dovevano essere valutate per trovare soluzioni appropriate. Potete forse immaginare quali mesi di calvario siano stati per noi, che sotto i nostri occhi il personale esterno alla cooperativa eseguiva all’interno del punto vendita rilievi e misurazioni”.
Negozio vendibile
Un silenzio assordante quello dall’azienda nei confronti dei lavoratori, almeno fino al primo incontro con la società: “A fine novembre è avvenuta una riunione con alcuni dirigenti di Unicoop Tirreno, responsabili anche del punto vendita – continuano i lavoratori. Occasione in cui siamo venuti a conoscenza che il Cda ha dichiarato vendibile il negozio e tutti quelli in forte perdita già dalla fine dell’anno 2011. “Oltre a questo – scrivono – ci viene richiesto di evitare in futuro episodi di malattia o infortunio, in quanto i nuovi acquirenti, Coop Estense e Coop Adriatica, fanno valere questo dato come fondamentale per la buona riuscita della trattativa”. Divieto assoluto di protesta, dunque.
In arrivo la srl
Qualche giorno dopo si sono incontrati Coop Estense, le organizzazioni sindacali. In quella riunione venivano esposte le richieste e le offerte che le nuove cooperative intenderebbero offrire ai lavoratori stessi. “Richieste a dir poco irricevibili – dice Francesco Iacovone, Usb – e, udite ci è stato specificato che si tratterebbe di una società privata formata da diverse cooperative: Coop Estense, Coop Adriatica, Coop Nord est e probabilmente anche una piccola quota di Unicoop Tirreno”. “Un contenitore in cui scaricare di fatto il costo dei lavoratori, abbattendo i loro orari di lavoro e, di conseguenza, i loro diritti – continua Iacovone –. Stesso scenario accaduto già in altre città d’Italia”.