Ingegnere, da tempo si sente parlare dell’ecodistretto di Rocca Cencia. Qual è il progetto?
Circa un mese fa l’Ama ha pubblicato un piano industriale che, anche se non si può considerare ancora del tutto ufficiale, prevede la chiusura dell’impianto del Salario e, di conseguenza, il potenziamento di Rocca Cencia, che accoglierà gran parte dei rifiuti della Capitale. Nel progetto si parla anche di un biodigestore.
Ci può spiegare di cosa si tratta?
Il biodigestore è un impianto che produce biogas attraverso la fermentazione della frazione umida. Tecnicamente funziona così: il rifiuto viene inserito in una camera di sintetizzazione all’interno della quale vengono immessi dei batteri che servono a sintetizzare, cioè ad aggredire, l’organico. La digestione di questi batteri avviene per via anaerobica, cioè in assenza di ossigeno. In questo modo si ottiene una frazione secca chiamata “digestato”, oltre agli scarti come i composti organici volatili. L’unione di tutti i composti dà vita al biogas che, per essere utilizzato come energia, ha bisogno di essere bruciato.
Quali sono i rischi per la salute?
Il biogas viene erroneamente chiamato “bio” perché viene associato al gas naturale, cioè quello che si forma nei processi di decomposizione dell’organico incamerati sotto terra. Attraverso la biodigestione, infatti, quei gas che in natura verrebbero inglobati dal terreno, vengono dispersi nell’aria. Secondo l’Isde, l’associazione medici per l’ambiente, nell’aria vengono sprigionate anche sostanze cancerogene come il pm10, ovvero le nanoparticelle che, se inalate, possono causare l’insorgere di malattie all’apparato respiratorio.
E quali per l’ambiente?
Attraverso la combustione di composti come metano, azoto ed idrogeno solforato si verrà a creare una forte concentrazione di anidride carbonica, che causerà l’incremento delle piogge acide e dell’effetto serra. Il contatto della pioggia con il suolo, del resto, andrà ad intaccare anche il ph (l’acidità ndr) del terreno e di conseguenza dei prodotti agricoli che mangiamo. Inoltre il digestato, cioè la frazione secca, era considerato fino al 2011 come “rifiuto speciale” dalla direttiva del Consiglio Cee 75/442. Ora è cambiata solo la legge, ma non la qualità dello scarto, visto che risulta altamente contaminato.
l.l.g.