Un anno senza Gigi Proietti

Mai come per lui il distacco dalla scena della vita ha corrisposto ad un’uscita consapevole

Diceva scherzando che non poteva esserci sfiga maggiore che morire il 2 novembre ed essere assimilato alla festività dei morti. E così è successo per lui. Sembrava sentisse fosse prossimo il distacco regalando al suo pubblico in televisione il suo meglio della lunga carriera con un lungo show in cui tutti avevano potuto apprezzare il meglio delle sue gag.

Gigi Proietti era nato il 2 novembre. Lo stesso giorno, ottanta anni dopo, ha lasciato la scena dell’esistenza reale. Certamente non ha lasciato il teatro. Resterà sempre nella vita di ciascuno che lo ha apprezzato. Resterà indissolubile nella memoria di coloro che hanno avuto la fortuna di apprezzarlo a teatro in A me gli occhi, please … Al cinema con Febbre da Cavallo, in televisione con tanti sceneggiati e brillantissime apparizioni.

La grandezza di Gigi Proietti sta anche nell’aver fondato una scuola di recitazione con allievi che ce l’hanno fatta e tanti altri che tengono di lui un ricordo inciso come quella di un caro amico che continua ad accompagnarci.

Gigi era un istrione umano. Non solo per la versatilità di saper gestire recitazione, canto, comico nel drammatico e viceversa, anche un mostro di tecnica. I suoi ritmi che apparivano naturali erano il frutto di tanta scuola e applicazione.

Resta nel cuore di tutti e potremmo ricordarlo come un ambasciatore della cultura romana. Perché Gigi Proietti ha dimostrato fisicamente come Roma non sia solo una città ma anche un concetto, una dimensione etica, una visione speciale del mondo che si comprende solo calando nel profondo di questa città che oggi rischia di sprofondare come metropoli omologata.

Gigi Proietti ci ha insegnato a respirare un modo d’essere di questa città e avvicinarlo a chi ci si vuole accostare con libero interesse. Un fluido di parole, immagini, un modo di rappresentare, un’estetica … Tante cose assieme che consentono a questa città di essere vissuta non come semplice metropoli ma come visione del mondo. In tal senso, Gigi Proietti è stato un grande ambasciatore di questa città. “Si può andare in qualunque città e ognuno resta quello che è: il genovese un genovese e il fiorentino un fiorentino. A Roma invece, dopo tre giorni, si diventa tutti romani!” Lo dice un personaggio nel film il Sorpasso. E lasciandosi prendere dalla poetica di Gigi Proietti, chiunque poteva diventare romano.

 

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