Tivoli si è divisa di fronte all’arresto di Mirko Campoli, l’ex professore di religione finito ai domiciliari con l’accusa di aver molestato sessualmente quattro adolescenti, i primi tre nelle gite organizzate per lo più per iniziative religiose e l’ultimo in una casa famiglia a Roma che ospita ragazzi vittime di abusi e maltrattamenti dove lui lavorava come educatore. Chi ora lo definisce un orco, chi un benefattore, un uomo di cuore che non meritava l’arresto e peggio ancora la gogna. Nelle carte giudiziarie le vittime lo chiamavano semplicemente zio; uno zio che all’occorrenza li ricopriva di regali dall’IPhone al biglietto per lo stadio.
A scoperchiare il caso un diciottenne che ha raccontato di aver subito per anni attenzioni inopportune da parte di Campoli: “Nonostante l’enorme vergogna che provo e la grande difficoltà nel raccontare certi dettagli, ho deciso di denunciare perché non vorrei mai che altri bambini patiscano quello che ho patito io”.
E’ dal racconto del ragazzo che gli investigatori del commissariato di Tivoli risalgono ad altri tre casi: “L’uomo – scrive il gip Chiara Miraglia nell’ordinanza di custodia cautelare – creava un rapporto di empatia con i minorenni, acquisendo la fiducia delle famiglie che frequentava come un intimo amico dimostrandosi prodigo e generoso”.
La denuncia del 2019 e la lettera al vescovo
Uno degli adolescenti che la procura ritiene vittima credibile aveva già segnalato nel maggio del 2019 presso il consultorio “Familiaris Consortio” di Villanova di Guidonia un abuso subito durante un campo scuola al Santuario di Loreto organizzato dall’Azione Cattolica Diocesana di Tivoli, di cui il prof Campoli era presidente.
Il procedimento penale instaurato presso il Tribunale di Ancona per il luogo dove si erano compiuti i fatti viene archiviato. L’indagine era stata aperta su impulso della procura di Tivoli che aveva ricevuto una nota dal commissariato su segnalazione proprio del consultorio. Una nota che ora il vescovo rivendica come una tempestiva segnalazione.
Due anni dopo i genitori, siamo nel 2021 – ricostruisce l’indagine attuale – inviano una lettera al vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani denunciando l’abuso subito dal figlio. Il vescovo, a questo punto, in veste anche di presidente del consultorio “Familiaris Consortio” avrebbe avviato una indagine interna conclusa con la revoca degli incarichi a Campoli, compreso quello dell’insegnamento della religione cattolica.
Il perché la procura lo ha accertato solo dopo. “Le carte non sono mai state consegnate”, ha affermato il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto nella conferenza stampa indetta per invitare eventuali altre vittime a denunciare. Il procuratore si riferisce alla segnalazione del vescovo del 2019 che sarebbe stata inoltrata sguarnita di documentazioni più dettagliate.
“Il primo giovane che denunciato ha sfidato un muro di omertà – ha sottolineato Menditto – anche grazie ad un contorno familiare che lo ha convinto a denunciare. Dalle indagini è emerso, infatti, un clima di sostanziale diffidenza nei confronti delle vittime. Non facciamo processi a nessuno. Sicuramente il sacerdote non ha l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria. Ma il Papa ha dato chiare indicazioni per la collaborazione con le autorità civili. Per esempio dando le carte, se le avessimo avute subito forse si sarebbe potuto intervenire prima”.
“Colti nel sonno”
Pochi giorni fa l’arresto. Per il gip Miraglia: “Il racconto degli abusi subiti è apparso coerente, lucido, genuino”. Parlano di grattini e di altre carezze compiute nel sonno o mentre i ragazzi, increduli e un po’ terrorizzati, fingevano di dormire.
“Campoli era un uomo impossibile da odiare, un secondo padre, una persona conosciuta e benvoluta da tutti, capace di comprare il silenzio delle vittime con regali costosi, ma anche con l’ascolto, con la comprensione, con parole adatte a consolare le angosce dell’adolescenza”, scrive il giudice.
Un concetto – aggiunge il giudice – che le vittime, anche quelle che non si conoscevano tra di loro, descrivono in egual modo.
“Abbiamo la ragionevole convinzione che ci siano stati altri casi. Denunciare significa salvare altri bambini”, ha detto il procuratore Menditto.
Parole condivise dalla dirigente del commissariato di Tivoli, Paola Pentassuglia, mentre il sostituto commissario Davide Sinibaldi, a capo del pool anti-violenza, ha incoraggiato a non aver paura: “Abbiate fiducia nelle istituzioni. Nel Commissariato di Tivoli c’è un gruppo di lavoro specializzato che da tanti anni combatte la violenza“.