Daniela: “Il mio viaggio nel paradiso della Malesia”

daniela Ponte-tibetano-Taman-Negara-National-ParkDaniela mi mostra nella sua casa a Mentana le foto delle sue vacanze estive. Dopo un anno di lavoro presso l’ospedale romano Bambin Gesù, a giugno sono arrivate le ferie, che ha deciso di trascorrere in uno dei posti più belli del mondo: la Malesia. Insieme alla sua compagna di viaggi, la cugina pugliese Annalisa, Daniela si è lasciata meravigliare da ogni tipo di paesaggio: la modernissima Kuala Lumpur, le spiagge da sogno delle isole Perenthian, la barriera corallina, la giungla incontaminata con i suoi ponti dalle altezze vertiginose. Tante emozioni, ricordi di attimi divertenti, adrenalinici, rilassanti, ma soprattutto unici e irripetibili.

La passione per le altre culture e per i luoghi incontaminati ti ha portato a viaggiare molto… qual è la tua vacanza ideale?
“È quella di cui studio il percorso, ma non troppo, per entrare il più possibile a contatto con la popolazione locale. Queste esperienze aprono la mente. Prossimamente mi piacerebbe visitare il Sud America e l’Oriente“.

Qual è stato il primo viaggio che hai fatto?
“Nella Guyana Francese a 19 anni, dove sono rimasta molto affascinata dalla natura incontaminata della Foresta Amazzonica, in particolare dall’evento meraviglioso a cui si assiste nei mesi estivi, quando le larve di farfalle si schiudono e il cielo si riempie di queste meravigliose creature“.

Un’emozione che non dimenticherai mai?
“Quella di essere su un ponte tibetano, tra i più lunghi del mondo in legno, 40 metri sospesi sulla foresta pluviale… il brivido della Malesia!“

Perché hai scelto proprio la Malesia quest’estate?
“Perché offre in un unico Paese luoghi molto diversi tra loro: la città ultramoderna ricca di mercatini a prezzi vantaggiosi, le isole paradisiache, la misteriosa giungla…

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“Perché le persone sono molto ospitali e la natura è incontaminata: si ha la possibilità di vedere da vicino animali non comuni, infatti, ho fatto il bagno con le tartarughe giganti, circondata da coralli, barracuda, anemoni, e persino in presenza di piccoli squali.

In che cosa ti sei sentita più vicina alla popolazione?
“Gli abitanti amavano il calcio italiano ed essendo andate a giugno, periodo dei Mondiali, ci aggiornavano sulle partite!

Rientrando di cosa hai sentito di più la mancanza?
“Della tranquillità e della pace del posto: eravamo in uno chalet immerso nella giungla e c’era un’atmosfera sovrannaturale…il silenzio nella notte veniva interrotto solo dagli animali che uscivano allo scoperto, animando quel paesaggio incontaminato.

Se una mattina dovessi svegliarti in un altro Paese, quale sarebbe?
“In Kenya, dove sono stata per la prima volta nel 2008 andando a trovare mio padre che era lì per lavoro. Sono rimasta molto colpita dall’ospitalità delle persone: pur non conoscendosi sembra di essere in una grande famiglia, perché gli abitanti, non essendo abituati ad avere tanto in ricchezza materiale, investono molto nei rapporti umani.

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“Ho sentito il bisogno di entrare ancor più a contatto con la loro cultura, così attraverso i miei studi in infermieristica pediatrica ho avuto occasione di occuparmi dei bambini malati nel reparto di pediatria del Malindi District Hospital, ospedale dove si reca solo la popolazione locale.

Che cosa ti è rimasto di questa esperienza?
“La grande capacità del personale locale di saper affrontare situazioni assurde senza materiale sanitario, ma sempre con il sorriso, in un clima rilassato di collaborazione, grazie al quale si è molto più produttivi.

C’è una persona che ti ha lasciato un insegnamento particolare?
“La frase di un amico che riguarda la diversità tra culture: “Non esistono differenze tra gli uomini, perché il sangue che scorre in ognuno di noi è sempre rosso”…

di Marta Rossi“

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