Calcio – Valerio Virga, dalla Champions al ritorno a casa a Monterotondo

Per rientrare nel grande calcio Valerio Virga ha scelto una strada aspra, quella del sacrificio, quella dell’umiltà tra i dilettanti quasi come un nobile medioevale che sceglie di vivere in una capanna per ritrovare il suo antico spirito guerriero. Domenica era la prima sua gara in gialloblu, quasi venti anni fa il suo romanzo con il calcio era cominciato proprio qui, da questo campo, in via dello Stadio. Valerio è alla sua prima partita ma il destino gli gioca contro, come spesso ha fatto nella sua passata carriera quando era un promettente professionista. Una febbre forte lo colpisce nella notte di sabato. Valerio non molla, è tornato a Monterotondo a giocare con la maglia che lui ama per aiutare mister Ippoliti a rialzare la squadra. Al Cecconi c’è il Ladispoli, la prima della classe. Virga non dice una parola al suo allenatore, nella rifinitura era stato molto brillante ma la febbre lo ha attaccato ed il mister non lo può sapere. Valerio Virga non dice nulla al suo tecnico. E’ atteso dai tifosi per questa gara, non li vuole deludere. Decide di giocare nascondendo a tutti i suoi compagni e al mister che domenica mattina ha una forte febbre. Inizia la gara Virga gioca bene ma soffre. Stringe i denti e sul finire del primo tempo colleziona un grande assist per Federici ed è gol. Esce a un quarto d’ora dalla fine tra gli applausi dei tifosi e solo allora confessa al mister di avere la febbre.
“L’ho apprezzato molto per questo – spiegherà Ippoliti subito dopo la partita – si è sacrificato, ha sofferto per la sua squadra e per i suoi compagni”. Ora dopo avere giocato la prima, vuole portare in alto questa squadra, è la sua nuova grande sfida: “Amo solo due maglie tra tutte le squadre nelle quali ho giocato – racconta Valerio Virga – e quelle maglie sono la Roma ed il mio Monterotondo. Con la maglia giallorossa ho vissuto anni meravigliosi, ho fatto tutta la trafila con le giovanili, ho giocato con la Primavera allenata da De Rossi. Giocavo insieme a Galloppa, Curci, Aquilani, Cerci, avevamo una squadra fortissima e a fine stagione siamo diventati campioni d’Italia. Una grande gioia per me e un trampolino di lancio per la grande serie A. Per la Roma quelli erano anni non facili, in panchina c’era Bruno Conti, la squadra aveva delle difficoltà, l’ambiente rumoreggiava. Il mister mi offre una grande chance, si va a Udine in trasferta. Bruno Conti inizialmente non mi mette in campo nell’undici titolare, ma dopo quindici minuti mi ordina di scaldarmi ed entro. E’ il mio esordio in serie A. E’ il 17 aprile del 2005. Alla prima azione dal mio ingresso Cassano mi lancia in area bianconera, mi libero del difensore e tiro nell’angolo basso. Morgan De Santis, allora portiere dell’udinese, compie un prodigio e salva in angolo. Se quella palla fosse entrata in porta sarei stato il giocatore entrato a gara in corso a realizzare un gol nel più breve tempo possibile. Un vero peccato”.
La Roma conclude il campionato senza tanta gloria. Virga viene confermato e l’anno dopo arriva Spalletti: “Con lui ho conquistato un grande trofeo, la Coppa Italia. Nei quarti di finale contro la Triestina allo stadio Olimpico realizzai anche un bellissimo gol. Ero felice, toccavo il cielo con un dito”. Ma purtroppo il destino amaro era in agguato, una serie di infortuni lo bloccano proprio nel momento in cui Valerio Virga stava concludendo il suo percorso verso la consacrazione.
“Nel grande calcio se resti fermo non ti aspetta nessuno. Gli infortuni mi bloccarono proprio nel mio momento migliore. Fu quello un momento molto difficile per me”. Dall’altare alla polvere in serie A è un percorso che può avvenire in una frazione di secondo. “Un anno e mezzo fermo, ero distrutto psicologicamente. Fortuna che in questi tristi momenti avevo la vicinanza della mia famiglia e di quella della mia fidanzata Maila. Senza di lei non avrei mai ricominciato a giocare”.
Il 2013 è il suo ultimo anno alla Roma. Poi in C2 con l’Aprilia e ora al Monterotondo. Nuove sfide per Valerio Virga: “Ho sempre avuto un carattere chiuso, nel calcio ho avuto pochi amici. Quelli che ricordo con più affetto sono Alberto Aquilani e Daniele De Rossi. Due ragazzi straordinari che hanno sempre cercato di aiutarmi e con De Rossi mi sento ancora”.
Ora arriva sempre in anticipo al campo prima di ogni allenamento. Prima non sempre è stato così ma ora Valerio Virga è davvero maturato. “Il calcio è il mio lavoro e farò di tutto per dare il massimo per questi colori, nel passato ho commesso qualche errore, ora mi sento maturo e pronto per riprovarci”. Il Monterotondo intanto se lo coccola. Un campione così è uno spettacolo anche vederlo mentre si allena.

Sergio Toraldo

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