“Sono invalida civile al 100%, ricevo una pensione mensile di 780 euro – racconta Barbara –. Ho trovato una casa, ma vogliono due mesi di deposito ed uno in anticipo, per un totale di 1050 euro, che non ho. Non voglio che nessuno mi regali nulla, mi basterebbe che il Comune mi presti questa somma che mi impegno a riconsegnare un po’ per volta”.
La malattia
“Per andare in bagno vado al supermercato”
Barbara ha sempre vissuto a Ponte di Nona, in una casa con il suo ormai ex marito. Da due mesi, invece, impossibilitata a lavorare, alloggia in una piccola cantina, messa a disposizione da un condomino. Una stanza stretta, sufficiente soltanto ad accogliere a terra dei cartoni e delle lenzuola: “Dormo sul pavimento, come i barboni – si sfoga, con le lacrime agli occhi –. Mancano i servizi igienici, non ho uno spazio in cui cucinare. A causa della chemioterapia soffro spesso di nausea, vomito e diarrea, ogni volta sono costretta farmi 500 metri a piedi per raggiungere il supermercato più vicino ed usufruire del bagno”. Nonostante la grave situazione che sta vivendo, Barbara trova sostegno dal suo compagno, Antonio, che la accudisce e sostiene in ogni momento della giornata.
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Asia Usb chiede l’intervento del Comune di Roma
“Mi sembra assurdo che nel 2015 ci siano ancora persone costrette a vivere in cantina – afferma Pasquale Nappo, membro dell’Asia Usb di Ponte di Nona –. In mattinata contatterò l’assessore alle Politiche sociali ed abitative, Francesca Danese, per metterla al corrente dei fatti. Barbara non chiede nulla, solo di essere aiutata e supportata nel versamento della caparra di un appartamento che vuole pagare lei stessa”.
Per Barbara, raccontare la sua storia non è stato facile: “Per me questa è una vera e propria umiliazione”, dice piangendo. Eppure le basterebbero soltanto 1050 euro per vivere dignitosamente i suoi ultimi giorni, e riacquistare la dignità perduta.
l.l.g.