A riportare la polemica è l’ufficio stampa e comunicazione del Comune di Guidonia Montecelio. A difendere la scelta del trasferimento nella nuova sede è Anna Maria Vallati, consigliere comunale FI e delegata alle Pari opportunità: “Perche è gratuita, più centrale e facilmente raggiungibile rispetto a quella di Colle Fiorito, al contrario decentrata e mal servita dai mezzi pubblici. Una scelta che abbiamo adottato dopo esserci confrontati con gli operatori e con i vertici della Asl RmG, con l’ex direttore generale Giuseppe Caroli nell’ambito della Conferenza dei comuni del distretto sanitario”.
La polemica
Di parere contrario Rita Salomone, già vicepresidente della Consulta per le Parti opportunità: “Semplicemente inadeguata temo che la naturale conseguenza di questa scelta porterà alla fine di una eccellenza nella città, di un servizio che in questi anni ha operato in stretta e importante sinergia con le forze di polizia garantendo riservatezza alle vittime di abusi e risultati concerti”.
L’esigenza dell’amministrazione, per Anna Maria Vallati, “è stata comunque quella di adeguare il servizio alle linee dettate dalle nuove norme secondo le quali i centri antiviolenza devono rispettare alcuni requisiti specifici come la accessibilità e la possibilità di operare in Rete in sinergia con altri servizi sanitari. Una decisione discussa comunque con gli operatori dell’associazione capofila Differenza Donna che in Associazione temporanea d’impresa gestisce il servizio in attesa del nuovo bando che dovrebbe arrivare a breve. D’altro canto è prassi consolidata che i centri antiviolenza siano ubicati all’interno di strutture sanitarie, è così nei principali ospedali romani, non abbiamo quindi assunto decisioni non in linea con quanto già accade nelle grandi città”.
Per Salomone invece le tre stanze “piccole e anguste” non risponderebbero “a quei canoni di riservatezza di cui hanno bisogno le donne vittime di violenza quando si rivolgono a una struttura d’aiuto. Inoltre, è all’interno delle strutture sanitarie che vengono collocati i cosiddetti ‘Codici Rosa’ uno dei quali si trova giusto all’ospedale di Tivoli, coordinato dalle medesime operatrici del centro antiviolenza. Chiedo quindi che le scelte fatte siano riviste anche per aver appreso dalla viva voce del vicesindaco facente funzione Andrea Di Palma che ci sarebbe la disponibilità di alcuni stabili a Colleverde sottratti alla criminalità organizzata e acquisiti dall’Ente al patrimonio pubblico. Mi auguro vivamente che Anna Maria Vallati torni sulle proprie posizioni”.