“Una delle storie più gravi e violente succese negli ultimi anni in merito agli abusi di potere – dice Luca Blasi, coodinatore di Acad – Abbiamo fatto insieme a Claudia uno sforzo eccezzionale per fare in modo che l’attenzione mediatica sia massima in vista della corte d’appello. Quindi l’idea dei manifesti, che andrà avanti: il prossimo passo metteremo l’immagine di Dino con i riferimenti web i cui reperire le notizie sulla sua drammatica storia”. Dopo la tappa a Bruxelles, in cui la storia di Dino è arrivata al Parlamento europeo lo scorso 15 marzo insieme alle famiglie di Cucchi e Uva, arriva la conferenza stampa alla Camera dei Deputati. “Un processo per nulla positivo – continua Blasi – aggravato dall’atteggiamento fastidioso nei confronti della famiglia a cui è stato detto addirittura di ‘aver parlato troppo’. Pntuamo ad un epilogo diverso in appello”.
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LA MORTE
Dino Budroni, secondo gli inquirenti, si era recato in via Quintilio Varo, a Cinecittà, dove abita una donna di 41 anni separata dal marito – da cui ha avuto un figlio – e che Budroni aveva frequentato per 5 mesi, non accettando però che la storia potesse finire. Budroni sarebbe andato lì, poco dopo la mezzanotte di sabato 30 luglio 2011, danneggiando il portone dell’edificio, il gabbiotto del portiere e la porta dell’abitazione della donna, che ha chiamato i poliziotti.
All’arrivo della “pantera”, Budroni si sarebbe allontanato. Poi l’inseguimento sul Raccordo in direzione dell’uscita Nomentana. All’altezza dell’uscita Bretellina i due colpi, di cui uno letale sparato dall’agente di Polizia Michele Paone quando la sua macchina era praticamente ferma. Il 15 luglio 2014 l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo.