Monterotondo – Fondi dimezzati per l’assistenza domicliare, parla l’Assessore Pancaldi

Assessore Pancaldi, come si è arrivato al dimezzamento di fatto di questo servizio, sia in termine di ore che di fondi?
Dobbiamo innanzitutto capire come funzionano questi piani di zona. La Regione ha avuto, l’anno scorso, delle difficoltà a costruire i finanziamenti per tutti i piani di zona. Quest’anno stanno cercando di modificare la modalità di erogazione.
Prima funzionava così: c’era un lavoro di progettazione e ogni distretto presentava i propri progetti, alcuni già in corso e altri da realizzare.

E la Regione divideva i fondi disponibili su fondi specifici. Ad un certo punto la stessa Regione ha visto che non tutti i distretti operavano allo stesso modo, nel senso che c’erano quelli che avevano gli stanziamenti e li avevano utilizzati ed altri, invece, che avevano avuto i finanziamenti ma non avevano avviato effettivamente i progetti. Così la Regione ha iniziato a chiedere ai distretti una rendicontazione più dettagliata. E ai distretti che non avevano usato le somme ha iniziato a non erogarle più per l’anno successivo.
A Monterotondo comunque, quando c’erano ancora i fondi, i progetti erano stati avviati quasi su tutto e quindi non c’è stato un problema di riduzione.
Su alcuni servizi, quelli erogati ad ore, capitava che si arrivava a fine anno con un po’ di ore che rimanevano e così – nel tempo – si erano accumulati degli stanziamenti inutilizzati. Che si era deciso, proprio per non perderli, di impiegare anche quelle somme a fronte di necessità oggettive del territorio. Così negli ultimi anni la gara era stata fatta anche utilizzando questi fondi. Ora quei residui, negli anni, sono andati terminando. Si sapeva che sarebbero finiti, lo sapeva chi ha partecipato ai tavoli e ai piani di zona, lo sapeva la cooperativa e lo sapevo anche io, anche se sono arrivata in assessorato non da molto.

Poteva essere evitato questo dimezzamento? Ci poteva essere una gradualità ?
In verità una gradualità di riduzione si è cercato di darla. Ora si sta tentando di riportare il progetto a quello che era il finanziamento originario.
Nel frattempo ci sono una serie di iniziative che stiamo mettendo in atto verso la Regione per capire se ci sono delle risorse che non abbiamo utilizzato, magari perché non avevamo utenti con un determianto tipo di problematiche. Il piano di zona 2016 ancora non lo abbiamo visto.

Come si coniuga questa riduzione con il fatto che il nuovo bando per lo Cserdi passa da 330mila euro circa a 870 mila euro?
Lì è successo esattamente il contrario: su quella voce la Regione ha capito che c’era un’esigenza maggiore e l’ha aumentata negli ultimi anni. Ora la stiamo impiegando. In questo modo aumentano anche servizi all’interno dello Cserdi: c’è la parte diurna, i progetti individualizzati, oltre ad una varietà di progetti che mettono in campo. Sappiamo che da settembre alcuni degli utenti a cui è stato ridotta, in questa fase, la disponibilità del domiciliare, saranno inseriti nei percorsi del diurno.

Esiste un piano di zona 2016?
Il piano di zona si rinnova ogni anno ma con un ritardo temporale importante. Ora stiamo erogando servizi sulla base di servizi del piano 2015. E con un notevole ritardo rispetto al passato, perché lo scorso anno le linee guida sono uscite ai primi di novembre. Cioè: a novembre 2015 abbiamo saputo gli importi per il 2015, che di conseguenza vengono impiegati nel corso del 2016.

Alle famiglie di questi servizi possiamo dire che il vuoto che si è andato a creare verrà in qualche modo colmato?

Questa è una cosa che si fa a prescindere: combinando un mix di servizi in base alle necessità dell’utente, compensando dove necessario.

 

Condividi l'articolo:
LEGGI ANCHE  In fiamme la centrale elettrica, vigili del fuoco in azione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.