Un posto che è stato parte della vita di tutti gli abitanti della città. Il simbolo di un lavoro che ha segnato le mani e i volti, plasmato e scavato la terra, inesorabilmente giorno dopo giorno, fino a quando la chiusura della fabbrica alla fine degli anni ‘70 l’ha trasformato in un deserto abbandonato, addirittura in una discarica a cielo aperto. Un luogo della memoria per Romolo Belvedere, che è nato a Roma ma ha vissuto quasi tutta la sua vita a Marcellina e ricorda come l’attività estrattiva fosse parte della vita di tutti gli abitanti, ricorda il pozzo di calce viva nel giardino di casa della nonna come quello di tante altre famiglie delle zona.
Di notte il ventre di Teodora si accende, la luce si riflette sulle pietre dorate: è magia. Quella di saper rendere visibile il segno della memoria.
“Non c’è stata un’inaugurazione ufficiale perché volevo che apparisse all’improvviso come un miracolo, come una santa, sul sentiero che ha percorso ogni giorno per andare a lavorare” ha spiegato l’autore. E forse è stata anche la sorpresa ad accrescere la curiosità del pubblico, che ha invaso il web con decine di foto e ha fatto totalizzare alla pagina dedicata all’opera più di 13.000 visite.
Un successo che però non finisce qui: la “Miniera d’Oro” è solo una parte di un progetto più ampio, la creazione di un “sentiero dell’oro” che sarà realizzato con la doratura di alcune pietre lungo il tracciato che da Marcellina e San Polo conduce a Prato Favale. Una mappa del tesoro che guiderà il visitatore alla scoperta dell’identità storica e naturalistica di quest’area del Parco dei Monti Lucretili attraverso tracce luminose che invitano a soffermarsi su tante bellezze preziose e segrete che attendono di essere scoperte.
Un lavoro di valorizzazione che implica la memoria e quindi il passato, ma guarda al futuro: lo scopo è costruire qualcosa che arrivi alle persone, far riscoprire una bellezza e una ricchezza capaci di creare legami e appartenenze profonde, liberando chi guarda dalla prigione di un presente senza memoria e senza identità.
Elena Giovannini