“Quale sarà il futuro del Centro Antiviolenza di Guidonia?”, la lettera preoccupata del Presidente

“Accoglienza, ascolto senza giudizio, consulenza psicologica e legale, ricerche, convegni,
sensibilizzazione nelle scuole, rete con il territorio.
Queste sono le parole chiave che hanno caratterizzato il nostro lavoro del Centro Antiviolenza di Guidonia dall’8 Marzo 2016 ad oggi, per aumentare la consapevolezza nelle donne, nel pieno rispetto di quel silenzio che le accompagna, ma che in realtà urla tutta la violenza vissuta. Un lavoro energico ma discreto per far comprendere che la brutalità non può essere un segreto o qualcosa da nascondere.
Sia nel Centro di Guidonia che di Palombara le donne hanno portato testimonianza di aggressioni, mortificazioni, storie uniche di donne obbligate a dimostrare anche a loro stesse, di essere vittime, con la testa bassa, perché si sentono in colpa per qualcosa che avrebbero potuto fare, magari per cambiare quell’uomo forte, padrone, insospettabile.
Spesso alla ricerca di un alibi come la paura di rivolgersi alle istituzioni che a volte sorpassa l’autore della violenza.
Ecco cos’è il nostro Centro Antiviolenza, un lavoro empatico, uno strumento che fa da filtro alle istituzioni.
In tutto questo tempo non abbiamo utilizzato molti strumenti di comunicazioni perché lo scopo del centro non è ricercare protagonisti adottando così una politica di azione che focalizza l’attenzione sul lavoro silenzioso e fattivo.
Però oggi, dopo 13 mesi di lavoro sul territorio abbiamo chiesto ad alcune donne di poter raccontare le loro storie, quelle giunte quasi a termine, se di termine si potrà mai parlare e con semplicità e serenità ne hanno dato conto.
Vogliamo riportare una storia di lunghe vessazioni, violenze sistematiche, ma anche  una storia di grande coraggio, di dignità e buon esito della rete di protezione attivata. Parliamo di una donna (evitiamo di rinominarla con nomi di fantasia, per non negarle l’identità), madre di tre figli, vittima di aggressioni fisiche, verbali, di maltrattamenti di ogni genere, cacciata di casa dal padre dei suoi figli, che ha avuto il coraggio di sporgere sistematicamente denuncia, con l’assistenza dei Carabinieri di Guidonia, che ha avuto il coraggio di rivolgersi al nostro Centro indirizzata dal proprio Legale di fiducia Avv. Carlo Giuliani del Foro di Tivoli, che ha attivato tutte le procedure per l’affidamento esclusivo dei figli e per le determinazioni economiche, che, infine, in seguito ad apposita istanza di parte ed intervento anche del Centro, ha ottenuto, grazie alla sensibilità e prontezza della Procura della Repubblica di Tivoli e dell’Ufficio GIP, un ordine di protezione: all’ex compagno violento, ferma la presunzione di non colpevolezza, ma stante l’evidenza dei fatti, è stato fatto divieto di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 200 metri, ed è stato fatto divieto di qualsiasi forma di comunicazione con la donna, che riceveva decine e decine di messaggi di minaccia, di ingiuria, sia privatamente che su Facebook. Si è trattato di un calvario durato oltre un anno, sopportato con coraggio e connaturato legalmente con determinazione esemplare dalla donna, impaurita, ma non timorosa, confidente nell’appoggio che riceveva a 360° da parte del Centro Antiviolenza, il quale l’ha sostenuta passo dopo passo  grazie al team di professionisti del Centro.
Ce ne sono altre di storie che si potrebbero raccontare, per dare un esempio ed un incoraggiamento; tuttavia il nostro Centro ha, sin dall’inizio, scelto un profilo basso, rispettando la libertà di autodeterminazione della donna offesa, rifuggendo dalla pubblicità autoreferenziale che tanto nuoce alla missione. Il profilo basso scelto non ci ha favorito, nell’epoca della esibizione e delle celebrazioni e talvolta con le stesse istituzioni il dialogo non è stato facile o è stato rifiutato assumendo  un  atteggiamenti di negazione nei nostri confronti che invece siamo una realtà.
Non possiamo sapere quale sarà il futuro del nostro Centro Antiviolenza, tra il rimpallo di responsabilità, cifre discusse, delibere attese, ma noi ci impegneremo, qui o altrove, con altre forze e alleanze per la convinzione che le donne e i bambini che subiscono violenza vengono prima di tutto”.

 

Associazione Nazionale Centrailsogno

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Il Presidente

Teresa Zampino


  

 

 

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