“La mia collezione di 26 flipper, un orgoglio averli riportati in vita”

flipperok Ma i ragazzi crescono e le mode passano e oggi quel rito rimane il simbolo di una generazione cresciuta tra i bar e la piazza. Mentre i ricordi di quegli anni cominciano già a scolorire  c’è chi come Aldo Pancaldi, 59enne  di Guidonia, sceglie di raccogliere i pezzi rimasti per salvarli dalla condanna inappellabile del tempo. Il suo garage di casa è una sala giochi incantata dove Aldo conserva ben 26 flipper   degli anni 70-80, tutti raccolti negli ultimi 15 anni e rimessi a nuovo con le sue mani. Mentre ci racconta la storia di questa curiosa passione     all’improvviso arriva una chiamata sul suo cellulare… la suoneria squilla con la fatidica frase “Ehi campione vieni a giocare con me!”, non a caso quella che ad inizio partita  veniva pronunciata dal  primo flipper  parlante della storia, il “Pinball Champ”.

Aldo, come nasce l’idea di collezionare flipper?     
Ho sempre avuto una passione per le collezioni, sin da bambino conservavo tutto, figurine, monete, francobolli, soprattutto mi affascinano gli oggetti che raccontano storie del passato e mi piace riparare le cose, “riportarle in vita”. Anche l’amore per i “flipper” viene da lontano, mio zio aveva un bar a Budrio (in Emilia Romagna) con un bellissimo flipper e quando andavamo a trovarlo passavo ore a giocare lì dentro. Così quando 15 anni fa abbiamo acquistato una casa con un grande garage ho deciso di dedicare questo spazio alla mia passione e iniziare la collezione di vecchi esemplari riportati in vita con una paziente attività di restauro.

Come è composta la tua collezione e quali sono i pezzi a cui tieni di più?
Ho 26 flipper, di cui 3 americani e 23 italiani tutti perfettamente funzionanti. Sono modelli che vanno dagli anni ‘70 all’85 la maggior parte dell’industria “Zaccaria” che è stata la prima a commercializzare questo gioco in Italia importandolo dagli USA. Ogni flipper per me ha una storia particolare, tra quelli a cui tengo di più ci sono il “Tiger” del 1975 perché è lo stesso modello con cui giocavo da ragazzo nel bar a Bagni di Tivoli, il “Farfalla” che è uno dei più rari e il “Pinball Champ” il primo modello di “flipper che parlava”, cioè con una voce registrata che invitava i giocatori alla partita.  

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Come li hai collezionati, è un hobby dispendioso?
Quando ho iniziato 15 anni fa non era dispendioso perché ancora non c’era questa moda del “vintage” e non esisteva un “mercato” dei flipper d’epoca, chi ne aveva uno cercava di disfarsene, adesso è molto più difficile. Il mio scopo era fare una collezione spendendo il meno possibile perché a comprare ci vuole poco, il gusto invece è trovarli e rimetterli a nuovo. Sono andato a prenderli a Bologna, Napoli, Ascoli Piceno, Ravenna, la maggior parte venivano dati via per non essere buttati e il massimo che ho speso è stato 800 per due flipper, il Farfalla e lo Space Shuttle. Dieci anni fa qui a Guidonia ho visto un uomo che ne stava buttando ben due, non potevo credere ai miei occhi e sono corso subito da lui: un vero colpo di fortuna!

Quale è la parte più appassionante quando ne aggiungi un altro alla tua collezione?
Il momento in cui lo apri e vedi cosa c’è dentro, sentire il profumo del legno chiuso e della corrente a bassa tensione dei fili, è un’  elettronica che sembra archeologia rispetto ai moderni e minuscoli chip di oggi. È un po’ come aprire una macchina del tempo, ci si trova di tutto gli stecchini del cremino , le caramelle, i gettoni, le lire perché in molti casi il flipper è stato ritirato senza neanche svuotare la cassa. Mi piace immaginare la storia che ha da raccontare, leggere le incisioni con i nomi dei giocatori e i record…

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Cosa rappresenta per te questo oggetto?
Mi ricorda quando ero ragazzo, i pomeriggi passati a Bagni di Tivoli al Bar di Marina (quello davanti alle Terme) e al Bar delle Rose, quando uscivamo in comitiva e trascorrevamo il pomeriggio tra le partite a flipper e calcio balilla, al ritmo delle canzoni dei Pink Floyd, Beatles, dei Pooh, Cocciante e Fausto Leali che si succedevano al Juke-box.  
Oltre a collezionare flipper però sei anche un giocatore, partecipi anche a tornei e gare nazionali?
Sì ho partecipato a varie competizioni tra cui il campionato europeo di Flipper a Rimini e nel 2013 sono arrivato terzo al torneo di Flipper sportivo svolto al Roma Pinball Tournament, dietro l’allora campione del mondo Daniele Acciari, di Rocca di Papa. Ma non mi sento un giocatore professionista, lo faccio per divertimento e perché è un’occasione per  incontrare altri amanti dei flipper come me.
Tua moglie cosa pensa di questa tua collezione? Ti aiuta a mantenerla sempre luccicante?     
Stefania non è appassionata come me, ma negli anni mi ha sempre sostenuto e mi è sempre stata accanto in questa passione, accompagnandomi anche alle gare o nei miei viaggi in giro per l’Italia per andare a prendere qualche flipper. Non si è mai lamentata dello spazio (considerevole) che occupa la collezione anzi, mi ha dato una mano per disporli al meglio   e mi aiuta a conservarli con cura perché sa che hanno un grande valore per me.

Hai mai pensato di visitare il museo dei flipper di Las Vegas?
Certamente, un viaggio negli USA è uno dei miei sogni anche perché è la patria del mio gioco preferito. Sicuramente se andassi a Las Vegas non mi farei sfuggire quest’occasione!

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