Le infinite domande sulla strage di via D’Amelio  

Il 19 luglio del 1992, perisco tragicamente il giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta  

Uno dei misteri più impenetrabili del nostro Paese concerne i 57 giorni che separano la strage di Capaci con quella di via D’Amelio, che porta alla tragica morte del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La criminalità organizzata cambia strategia non più omicidi mirati, ma stragi e poi compare una nuova sigla: la Falange Armata che rivendica i massacri. Questa storia è ricca di infinite domande senza risposta: mandanti occulti, agenda rossa, l’arrivo dell’esplosivo, il rapporto dei ROS,   trattativa Stato- mafia, depistaggi, false dichiarazioni dei pentiti e soprattutto le richiesta non eseguita del magistrato di togliere tutte le auto parcheggiate in via D’Amelio considerato un “luogo trappola”.             

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