Pensioni e Ddl Zan, governo sull’orlo di una crisi di nervi

Tra aperture e irremovibilità del governo mentre Mario Draghi vorrebbe pensare ad altro

L’Europa ci dice che i trecento miliardi che l’Italia spende per le pensioni sono veramente troppe.

Fare Quota Cento è costato diciannove miliardi. Sono andate in pensione anticipata a 62 anni più di centomila ex lavoratori. Tra uomini (80%) e donne (90%) erano dipendenti pubblici. Alla faccia dei lavori usuranti a cui doveva esser data la precedenza assoluta. Mario Draghi deve quindi salvaguardare i desiderata di Bruxelles ma nel frattempo deve vedersela coi giochi di influenze tra partiti che tengono in piedi la sua ampia maggioranza. Salvini vorrebbe sia prolungato il senso della sua Quota Cento e dichiara di non attaccarsi alle formule purché non si torni sic et simpliciter alla normativa voluta dall’ex ministra Elsa Fornero. Il centrosinistra paga pegno dell’europeismo perché vive spinte contraddittorie. Da una parte il seguire le direttive comunitarie, dall’altra anticipare i tempi per cui anche il suo elettorato va in pensione. E poi – si dice nell’altro emisfero parlamentare – questa vittoria democratica non può esser lasciata solo a Salvini.

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A complicare tutto come una seccatura che proprio non ci voleva è il Disegno di legge che ha Alessandro Zan come primo firmatario. Prevede, come è noto, delle aggravanti di pena per coloro che si facessero protagonisti di episodi violenti ai danni di persone omosessuali o transessuali. In più si concepiscono delle misure di educazione sociale per prevenire manifestazioni d’odio nei confronti di persone omosessuali o transessuali. Lega e Forza Italia sono chiaramente e tradizionalmente contro. Il Pd aveva posto il punto come un’acquisizione imprescindibile che derivava dal precedente governo. Matteo Renzi aveva proposto di smussare gli angoli per un accordo pacificato che consentisse di far passare il disegno di legge prima dell’estate.

E allora il Pd ha tentato la forzatura di mettere il Disegno di legge in un Ordine del giorno da votare in blocco. La parte del governo ha allora proposto un altro Ordine del giorno che dice di bocciare il primo e porlo come condizione anticipatoria. In questo quadro la legge contro l’odio omo-trans fobico rischia di saltare. Chiaro allora che Enrico Letta chieda ad Alessandro Zan di essere lui il mediatore di una discussione. Chiaro anche che Matteo Renzi dica: “vedete? Ve lo avevo detto! Se avessimo mediato da subito a questo punto lo avremmo portato già a casa!”

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Non ci sono dichiarazioni ufficiale di Mario Draghi ma è chiaro che nella sua cerchia ristretta sia seccato da tutto questo cianciare: ‘ ma non mi avevate chiamato con grande urgenza per portare e gestire i soldi dell’Europa? ‘ Mettendo i lavori parlamentari in queste paludi si rallenta tutto.

 

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