Il Consiglio dei ministri ha avviato il processo che deve portare maggiore trasparenza. Si tratta, questa, di una grande partita in cui lo Stato centrale incassa ben poco. Una matassa in cui le competenze territoriali rischiano di essere concorrenziali al controllo dello Stato centrale, in più l’interesse dei singoli che vantano una concessione a non dare chiarezza del loro diritto sul bene pubblico.
Primo impegno. Fare una ricognizione delle concessioni ancora attive. Tra queste c’è l’annosa questione delle concessioni relative alle spiagge, ma anche l’altrettanta questione delle concessioni per le acque minerali e termali. Sopra a tutto, però, le frequenze.
Sulle spiagge c’è bisogno di una ricognizione su chi detiene le concessioni. Sono i criteri l’oggetto del contendere: la base sulla quale si possano fare poi da base a eventuali futuri interventi sui meccanismi della messa a gara. L’obiettivo è alleggerire i vincoli e spingere le attività economiche. La nuova disposizione di legge, una volta effettivamente approvata, consente di evidenziare se il concessionario paga per esercitare la sua attività. In più c’è la necessità di fare chiarezza sulla frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali.