Mais, caffè, grano, soia, carta, semiconduttori, plastica, cartoni per imballaggi, cotone e altre merci, sono i prodotti più interessati all’aumento della spirale inflattiva.
Il grano arrivando a quota 297 euro a tonnellata. Il mais conosce un aumento di prezzo pari al 77%, il cotone del 104%, il caffè un aumento dl 59%, la carta del 70%. Il termine di paragone è il precedente anno!
Il dopo estate si è caratterizzato nel mondo con il rincaro dei costi energetici e delle materie prime. L’aumento all’acquisto dei carburanti è la prima barriera per la ripresa economica. Quindi aumentano i costi per i trasporti, cresce il prezzo per le materie prime, inevitabile l’inflazione. E ciò non per motivi speculativi o di mercato bensì per ragioni tutte interne alla scena mondiale. In tal senso quella evocata della “tempesta perfetta” consiste nella raffigurazione che meglio si addice a descrivere la situazione attuale.
In contrasto alla vulgata del surriscaldamento globale, pare che la Terra abbia conosciuto un inverno molto rigido che abbia messo allo stremo le riserve di gas. La ripresa dalla pandemia, invece, ha comportato un’accelerazione dei consumi che ha trovato invece le risorse al minimo.
In difficoltà sono le catene globali del valore. È stato definito dagli economisti “ingorgo da ripartenza”. Come quando tutti vogliono andare al mare e prendono la macchina alla prima giornata estiva.
Ed un effetto da pandemia è stata anche la messa in discussione della globalizzazione, preferendo, ciascun paese, di approvvigionarsi con produzione a più immediata disponibilità. Ed anche questo richiamo nell’acquisizione di merci semplicemente a portata è stato una causa di inflazione con la venuta meno della capacità di grandi produzioni che lavorano a prezzi di ribasso ed estremamente concorrenziali.