GUIDONIA TIVOLI – Cave, i Comuni “divorziano” dai travertinari

L’amministrazione Barbet bandisce un’asta pubblica per vendere le quote societarie del Centro per la valorizzazione del Travertino Romano. Il 22 gennaio l’amministrazione Proietti e i cavatori dal notaio per stipulare il recesso

I Comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli escono dal “Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano Srl”, la società consortile partecipata da 21 aziende del settore estrattivo e lapideo insieme alle amministrazioni della Città dell’Aria e della “Superba”. Il 26 dicembre Guidonia Montecelio ha indetto un’asta pubblica per la vendita delle quote societarie pari al 10%, per un valore nominale di 2.699,07 euro detenute dall’Ente nel Consorzio costituito nel 1989, promosso con la legge regionale n. 47/89 e rappresentativo delle aziende del Bacino estrattivo, la realtà economico-produttiva tra le più importanti della zona Nord-Est di Roma sia in termini occupazionali che economici.

La cessione della partecipazione azionaria prende spunto dall’articolo 26 del Decreto Legislativo numero 175/2016, che suggerirebbe alle amministrazioni pubbliche l’alienazione delle quote. Il piano di dismissione era stato già approvato dal Consiglio comunale con la delibera 37 del 6 ottobre 2020, per cui il 13 gennaio 2021 il Comune di Guidonia aveva inviato alle aziende socie l’avviso di manifestazione di interesse, un invito ufficiale ad esercitare il diritto di prelazione come previsto dallo statuto del Centro. L’invito non è stato raccolto da nessuna delle imprese, pertanto il Comune ora cede a terzi.

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Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia il Comune di Tivoli che il prossimo 22 gennaio ha appuntamento davanti al notaio insieme ai rappresentanti del Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano. Con la deliberazione 75/2019 l’Amministrazione comunale del sindaco Giuseppe Proietti aveva già votato il recesso della quota societaria, comunicata al Centro il 16 dicembre 2020 con una nota notificata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno e PEC. Nella stessa nota era stato richiesto formalmente il rimborso entro sei mesi della partecipazione sociale da determinarsi tenendo conto del valore di mercato riferito al momento di efficacia del recesso. Il Consorzio non ha mai risposto.

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