Dispersione scolastica per colpa del Covid

Come in ogni grande crisi il peso più grave è sulle spalle più deboli, nello specifico quelle dei bambini

Prima della pandemia nel mondo si registravano 258 milioni di ragazzi che non andavano a scuola. Dopo due anni pieni di stato pandemico i bambini rimasti senza formazione arrivano a 16 milioni di più. Nella ricerca pubblicata da Save the Children entrano non solo gli adolescenti delle scuole medie, anche i bambini. E non si deve pensare che questo dato sia riferibile solo ai paesi non industrializzati. L’accentuazione dei casi di ragazzi rimasti senza possibilità di accesso alle scuole è aumentata, come prevedibile, proprio nelle società occidentali dove, pur con grandi difficoltà, si riusciva a salvaguardare questo periodo aureo della vita della persona in crescita che è l’inizio del suo stato evolutivo psicologico e morale.

Secondo la ricerca nel 2030 il venti per cento dei ragazzi tra quattordici e ventiquattro anni non saranno in grado di leggere.

Il Covid ha accentuato questa crisi perché ha divaricato ancora di più la differenza tra coloro che accedono a un sistema formativo attraverso gli strumenti telematici e chi invece non riesce ad usufruirne per condizioni di disagio generale. Sempre la ricerca riporta che su un miliardo e mezzo di studenti la metà non ha accesso al computer. Questa si traduce come un’autentica menomazione venendo meno la frequentazione della scuola.

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Non si creda che questi dati riguardino solo le aree disagiate dell’Africa Sub-sahariana. Anche in Italia la dispersione scolastica con il Covid è diventata un grande problema. Esiste una nuova voce nelle catalogazioni dei disagi sociali nell’età formativa. Si chiama con dispersione scolastica implicita quella dei ragazzi che non hanno alcuna padronanza con la lingua italiana. Infatti, anche tra i promossi si rilevano ancora insufficienze nella lingua italiana che si evidenziano con l’incapacità di disporre di un pensiero coerente attraverso la scrittura, di riuscire a fare un riassunto, di lettura scorrevole. Tutto ciò è possibile perché i livelli formativi sono calcolati sulle prove Invalsi.  Ebbene la dispersione implicita in tempi del Covid è aumentata dal 7% al 9,5%,. I dislivelli maggiori si scontano, come sempre nel nostro paese, tra nord e sud.

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Mentre la dispersione implicita tra i diplomandi a nord d’Italia, infatti, arriva al 2,6%, al Centro è dell’8,8%, mentre a Sud del 14,8%! Quindi un ragazzo su sette, nel Sud d’Italia non ha dimestichezza con la lingua italiana. Ma se si va a guardare proprio l’abbandono scolastico, i ragazzi che smettono di frequentare la scuola, la media si alza in modo impressionante. Siamo al 23%. Quasi uno studente su cinque. Sì! Stiamo parlando dell’ Italia.

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