Per giorni tormentarono il “compagno di sballo” con l’obiettivo di farsi restituire i soldi anticipati per acquistare la cocaina. Prima le offese e le minacce di morte al telefono, poi la sottrazione dell’auto e la richiesta dei quattrini: 240 euro.
Così il Tribunale di Tivoli ha condannato per estorsione aggravata a due anni e 10 mesi di reclusione e 800 euro di multa E. L., 41 anni di Cineto Romano, e a due anni e 5 mesi più 700 euro di multa D. D. S., 30enne di Vicovaro, entrambi già noti agli archivi di polizia giudiziaria.
Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Emanuela Maria Francini e Teresa Antonella Garcea – ha respinto la richiesta della Procura di condanna a 8 anni e 7 mila euro di multa per E. L. e di 7 anni e 6 mila euro per D. D. S., scagionando la coppia dall’accusa di furto a seguito della remissione di querela da parte della vittima.
La vicenda risale al 3 luglio 2019, quando un 56enne di Cineto si presentò dai carabinieri di Vicovaro per denunciare il furto della sua utilitaria dal cortile di casa da parte di E. L. e D. D. S., due amici che era solito accompagnare in auto a Roma per l’acquisto di sostanze stupefacenti.
Il 56enne riferì ai militari che E. L. era riuscito a portar via la vettura approfittando delle chiavi inserite, così il 41enne fu arrestato. Nel frattempo i carabinieri acquisirono alcuni messaggi inviati nei giorni precedenti da parte di E. L. sul cellulare della vittima pretendendo la restituzione delle somme anticipate per acquistare mini-dosi di droga.
Fatto sta che successivamente il 56enne tornò in caserma e ritirò la denuncia di furto, ma i due uomini sono finiti a processo per estorsione aggravata, reato procedibile d’ufficio, e condannati con la concessione delle attenuanti generiche.
Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 45 giorni.
“Attendiamo di leggere le motivazioni – commenta l’avvocato Nello Crielesi di Vicovaro, difensore di D. D. S. – Ricorreremo in Corte d’Appello per dimostrare l’estraneità ai fatti da parte del mio assistito, a carico del quale nel corso del dibattimento non sono emerse prove tecniche né testimoniali”.