GUIDONIA - “Mi ha riso in faccia, ho sparato ma non volevo ammazzarlo”: la confessione del suocero killer

Antonino Fedele in carcere per la morte di Massimiliano Moneta “Gli ho offerto 200 mila euro per lasciare in pace mia figlia”

“Non volevo ammazzarlo, ma soltanto ferirlo alle gambe”. Si è difeso così ieri, lunedì 17 aprile, Antonino Fedele, 80enne che martedì scorso ha ucciso con due colpi di fucile il genero, Massimiliano Moneta, il 57enne commerciante d’auto di Marco Simone, quartiere di Guidonia Montecelio (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Dopo sei giorni da ricercato, l’anziano si è presentato nella caserma dei carabinieri di Rosignano Solvay, in provincia di Livorno, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Cutellè del Foro di Pisa, e dalla moglie Rosalba.

Tuttavia la sua confessione non gli ha evitato la reclusione nel penitenziario “Le Sughere” dove i militari gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Livorno su richiesta del procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco e del pm titolare delle indagini.

Antonino Fedele è accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.

Dopo otto ore di interrogatorio terminato ieri sera intorno alle 21, gli inquirenti si sono convinti che l’anziano abbia attirato in una trappola il marito della figlia.

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Fino al 28 febbraio scorso Massimiliano Moneta era sottoposto al divieto di avvicinamento alla moglie Alessandra Fedele, 40 anni, madre dei loro tre figli.

Al Tribunale di Tivoli è in corso la tormentata causa di separazione, mentre al Tribunale di Livorno si tiene il processo a carico di Moneta per sottrazione di minore.

Martedì scorso il 57enne di Marco Simone era arrivato insieme al suo avvocato in Toscana, ma prima di recarsi in Tribunale si è presentato nel podere del suocero, a Vada, frazione di Rosignano Marittima.

Chi ha chiamato chi?

E’ questo il nodo da sciogliere per gli inquirenti.

Massimiliano Moneta si è presentato spontaneamente al podere del suocero?

Oppure è stato Antonino Fedele ad attirarlo?

Nell’interrogatorio fiume di ieri l’80enne ha spiegato di essere esasperato dalla burrascosa separazione tra la figlia e il padre dei suoi tre nipotini, una separazione che si protrae dal 2019 e giunta al termine di una relazione funestata da altre denunce.

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Fedele si è detto esasperato tal punto da aver offerto a Moneta una “buonuscita” di 200 mila euro, il valore della villa che Fedele ha costruito in Francia durante la sua latitanza.

Alla mia proposta – ha raccontato in sintesi il killer ai magistrati – mi ha riso in faccia. Non ci ho visto più e gli ho sparato ad una gamba, poi mentre inserivo la sicura è partito inavvertitamente il secondo colpo al torace.

A quel punto, secondo il racconto del killer, Antonino Fedele ha nascosto il cellulare sotto una tegola nel suo appezzamento e ha corso a perdifiato per circa 9 chilometri, raggiungendo un’altra località di campagna dove si sarebbe nascosto per sei giorni, nutrendosi di ortaggi e scatolette di tonno trovate in una casa disabitata.

Una versione che non ha convinto i magistrati, che lo ritengono pericoloso, motivo per cui Antonino Fedele è stato rinchiuso in carcere.

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