Resta per trent’anni al fianco della moglie in coma

L’amore incondizionato di Angelo ha vinto sulla tragedia e sul dolore. “Se tornassi indietro rifarei tutto”

Era il giugno del 1990 quando Angelo Farina e Miriam Visintin si promisero amore eterno. Andreotti guidava il suo sesto esecutivo, nei portafogli c’erano ancora le lire, internet com’è oggi non esisteva e l’Italia ospitava i suoi ultimi campionati del mondo di calcio. Un anno e mezzo dopo però, precisamente alla vigilia di Natale del 1991, un tragico evento stravolse la loro. Miriam ebbe un incidente stradale a Mussolente, in provincia di Vicenza, alla guida della sua Fiat Panda: si salvò, ma cadde in uno stato comatoso irreversibile.

Da quel momento in poi la sua vita è scorsa, per 31 lunghi anni, nel silenzio del letto di una casa di riposo fino a giovedì scorso, quando è morta per le conseguenze di una patologia polmonare. Angelo, lungo questi tre decenni, è andato a trovare la sua amata Miriam ogni giorno, ad eccezione dei due anni in cui le restrizioni dovute alla pandemia gliel’hanno impedito.

In un’intervista a La Repubblica Angelo si dice sollevato, perché sa che Miriam ha smesso di soffrire. “Questi ultimi 40 giorni sono stati terribili: prima un versamento pleurico, poi una serie di complicanze e perfino due arresti cardiaci“. Poi l’uomo racconta: “All’inizio era la speranza che mi animava. Pensavo che, prima o poi, si sarebbe svegliata. Il 24 dicembre 1991 i medici dissero che non sarebbe arrivata a sera e invece era riuscita a sopravvivere. Però è finita in uno stato che la medicina definisce coma apallico. Del resto, dopo l’incidente il suo cervello era rimasto compromesso al 95%”.

Il coma apallico, più comunemente conosciuto come stato vegetativo, è una condizione che affligge – secondo le stime – tra le 3000 e le 3500 persone.

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Decisi fin da subito di rimanere lì accanto a lei, per sempre, fino all’ultimo dei suoi giorni” prosegue Angelo. “Avrei potuto chiedere l’annullamento del matrimonio alla Sacra Rota, ma non ho mai voluto farlo. E Miriam è rimasta mia moglie. È stato straziante: una ragazza così bella, buona e speciale non doveva finire in quel modo“.

Miriam e Angelo, limitatamente alla situazione, hanno comunque avuto una loro vita di coppia: “Andavo ogni giorno, durante la pausa pranzo, almeno 15 minuti. Le parlavo, le raccontavo i fatti del giorno, la stessa cosa che avrei fatto se l’avessi trovata in soggiorno al mio rientro“.

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Angelo racconta che secondo i medici non c’era attività cerebrale. Ciononostante sua moglie ogni tanto lanciava qualche segnale: “Quando entravo nella stanza faceva una smorfia particolare e in più di qualche occasione ho visto anche scendere una lacrima“.

Sono rimasto solo per 12 anni – dice Angelo – ma poi ho incontrato una persona che si è calata in questa situazione con delicatezza, senza mai opporsi a nulla che riguardasse Miriam. Anzi, negli ultimi giorni c’era anche lei accanto al suo letto ad assisterla“. Angelo, addolorato ma sereno, conclude: “Lei avrebbe voluto dei figli. Poi quella vigilia di Natale ha cambiato per sempre la nostra vita”. (F.L.)

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