Ci sono troppe regole. Ciascuna rigidissima. Sono un ostacolo per la crescita economica. Il ministro Giorgetti in audizione presso il Parlamento ma in sede di discussione su l’Unione Europea tiene una vera e propria lezione sulla necessità del libero mercato vero. E sulla riforma del Patto di Stabilità avverte: “di fatto è richiesta unanimità”. Come dire, di fatto è impossibile.
Ma ecco il verbo del ministro: “La previsione di ulteriori vincoli rispetto a quanto proposto dalla commissione potrebbe portare a un esito non conforme agli obiettivi della riforma. Almeno per come sono stati delineati a partire dalla comunicazione della commissione”. C’è bisogno invece di: “un assetto caratterizzato da semplicità e da un maggiore equilibrio tra gli obiettivi di crescita economica, di promozione della transizione ecologica e digitale, nonché di sostenibilità del debito pubblico”. Ipse dixit Giorgetti. L’occasione di esternazione del suo pensiero è l’audizione per le commissioni europee del Bilancio di Camera e Senato riunite a Montecitorio.
E poi un invito alla serietà. Significa: “prendersi impegni che si possono mantenere”. Ma il discorso dei discorsi dovrebbe essere concentrato sulle regole di accesso. E Giorgetti non lo elude. “A regole sfidanti noi in qualche modo possiamo anche accedere, ma rispetto a regole impossibili da mantenere io non credo per serietà si possa dire di sì”. Vangelo per un ragionamento di riforma del funzionamento dell’Unione Europea.
E poi la vexata quaestio relativa alle vere intenzioni del governo Meloni. Sempre Giorgetti ha chiarito: “siamo disposti a cercare la soluzione – ha però chiarito, sempre il ministro – la soluzione trovata però non può essere eccessivamente complessa e potenzialmente contraddittoria”.
Non poteva mancare il riferimento alle buone intenzioni: “si vuole ridurre il debito in maniera realistica. Graduale!” Questo significa: “sostenibile nel tempo, in un assetto che protegga e incentivi gli investimenti. Conclusivamente ritengo che le regole fiscali e di bilancio non siano il fine ma il mezzo. Saremo coerenti con questo approccio”.
Ha ulteriormente chiarito sulla riduzione dell’uno per cento sull’attuale debito: “l’avremmo già effettuata. Già l’anno prossimo sarebbe stata visibile. C’è stata però l’eredità del Superbonus”. Sempre sull’uno per cento da tagliare: “è una riduzione che non fa paura all’Italia, ma deve iniziare quando gli effetti del Superbonus saranno esauriti”.
Ma nell’Unione, si ripete il concetto per cui i regolamenti sono rigidi e non consentono una vera crescita: “non bisogna trascurare di ricordare che le esigenze di consolidamento dovrebbero essere compatibili con l’intento di favorire una crescita sostenibile e duratura dell’economia, che potrebbe essere ostacolata da vincoli eccessivi e regole troppo stringenti”.