GUIDONIA – Centrale di auto rubate, il possessore del capannone condannato a bonificare

Presi tre “cannibali” in un fabbricato abusivo di via Tiburtina su terreno della Asl

Quando effettuarono il blitz, gli agenti sorpresero tre romeni – due maggiorenni ed un minorenne – intenti a smontare un veicolo appena rubato.

Il blitz della Polizia Stradale all’interno del capannone abusivo trasformato in cimitero di auto rubate

Fu il rumore notturno di un avvitatore a condurli all’interno di quello che era un vero e proprio cimitero di veicoli trafugati: un capannone abusivo costruito su un terreno di proprietà della Asl Roma 5 in via Tiburtina 183, ad Albuccione, quartiere del Comune di Guidonia Montecelio.

Un’altra immagine del blitz della Polizia Stradale nel capannone abusivo sui terreni della Asl

Era l’alba di giovedì 29 novembre 2018, il giorno in cui gli agenti della Polizia Stradale di Roma sequestrarono 7 auto rubate, altrettanti motori, 4 scocche di autovetture completamente cannibalizzate, documenti di circolazione e targhe.

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Per questo il 20 maggio 2019 con l’ordinanza numero 158 l’allora sindaco Michel Barbet impose al possessore del capannone di rimuovere entro 30 giorni i rifiuti sequestrati.

Da allora sono trascorsi 5 anni e i rifiuti sono ancora lì.

Così Attilio M. è stato condannato dal Tar del Lazio ad eseguire l’ordinanza e a risarcire al Comune di Guidonia Montecelio 3 mila euro per le spese processuali.

La storia emerge dalla sentenza numero 1752 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA – pubblicata oggi, lunedì 29 gennaio, dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Dopo il blitz della Polizia Stradale, fu la Polizia locale ad individuare come possessore Attilio M., socio della cooperativa Jeranese concessionaria in uso del terreno della Asl di Tivoli.

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Gli stessi vigili urbani segnalarono al sindaco Michel Barbet che all’interno del capannone erano rimasti cumuli di rifiuti, come pezzi di auto rubate provenienti dall’attività illecita di furto e riciclaggio, per cui avevano chiesto l’ordinanza sindacale di bonifica.

Attilio M. aveva impugnato il provvedimento di Barbet davanti chiedendone l’annullamento per assenza dell’elemento psicologico della responsabilità.

Secondo il Tar, l’uomo ha responsabilità a titolo di colpa perché, in quanto concessionario dell’area su cui sorge il capannone abusivo, non l’ha custodita e soprattutto non ha vigilato non soltanto sulle attività illecite svolte dai due “cannibali” romeni arrestati dalla Polizia Stradale, ma anche sullo sversamento dei rifiuti.

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