C’era il capo, i gregari albanesi, i rifornitori napoletani.
“Bravi ragazzi” che si incontravano in un pollaio per parlare di “affari”, convinti di eludere i controlli delle forze dell’ordine.
Era strutturata così l’organizzazione smantellata all’alba di stamane, lunedì 7 aprile, dai carabinieri della Compagnia di Tivoli (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
La Direzione Distrettuale Antimafia è certa di aver chiuso il cerchio intorno ai nove membri di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e aggravata dalla detenzione e dal porto abusivo di armi comuni.
La Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Simona Calegari ha disposto la misura cautelare in carcere nei confronti di sei italiani e tre albanesi che nel 2021 e nel 2022 avrebbero gestito la piazza di spaccio tra Favale, quartiere alla periferia di Tivoli, e Villanova di Guidonia.
Il “capo” è considerato Carlo M., 60 anni, tiburtino doc residente a Marcellina, noto agli archivi della cronaca nera per traffico di droga e reati contro il patrimonio, già detenuto nel carcere di Velletri per altri reati: secondo l’ipotesi investigativa il pregiudicato teneva i contatti coi fornitori per l’approvvigionamento ed esercitava funzione di controllo dell’attività di spaccio.
Il suo braccio destro sarebbe stato Arber H., detto “Mario”, albanese di 41 anni domiciliato a Favale, anche lui già noto alle aule di giustizia: si occupava della gestione per conto di Carlo M. e della raccolta del denaro, oltre che della vendita al dettaglio ai clienti abituali.
Gli altri due albanesi considerati membri dell’organizzazione sono Endri T., 25 anni, Kleni B., 24 anni, entrambi senza fissa dimora in Italia, anche loro stanziati a Favale.
In carcere sono finiti anche Emanuele T., detto “Prete”, 46 anni, elettricista di Villanova di Guidonia, Walter B., 46 anni, domiciliato a Favale e cognato di Carlo M., Santino R., 42 anni, di Campolimpido di Guidonia, ed Emanuele M., detto “Lele”, 27enne di Villanova di Guidonia, considerati i venditori al dettaglio.
Infine Mirella S., 79 anni, di Favale di Tivoli, suocera del presunto “capo” Carlo M.: secondo gli inquirenti, l’anziana faceva da tramite tra il figlio Walter B. e Arber H., mettendo a disposizione la propria utenza e custodendo in casa parte della droga e i proventi da consegnare a “Mario”.
Nell’inchiesta risulta indagato anche C. A., un 48enne tiburtino residente a Borgorose nel reatino.
Nell’ordinanza di oltre 400 pagine firmata dalla Gip Simona Calegari emerge che a far accendere il faro sulla piazza di spaccio di Favale sono state le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia 59enne italiano originario di Favale, già arrestato nel 2019 e condannato a 5 anni di carcere per aver fatto parte di un’organizzazione che spacciava cocaina, hashish e marijuana a Tor Bella Monaca.
A partire da dicembre 2020 il collaboratore iniziò a raccontare della fiorente attività di spaccio nei cortili del complesso di case popolari di proprietà del Comune di Roma situato in via Gian Lorenzo Bernini. Una sorta di fortino inespugnabile dove spiccava la figura di Carlo. M, detto anche “zio Carlo”, vecchia conoscenza del collaboratore di giustizia.
Ai magistrati il 59enne raccontò di averlo conosciuto nel 1988, riferendo dell’arresto in Calabria, del ritorno e della ripresa degli affari.
Dichiarazioni confermate dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri dal 4 marzo 2021 al 4 gennaio 2022.
Per mesi gli investigatori pedinarono il 60enne tiburtino Carlo M. documentando con fotografie e video le sue relazioni.
A cominciare da quelle con Arber H., alias “Mario, insieme al quale a marzo 2021 organizzò un viaggio in Spagna a bordo di un Fiat Doblò, ma a a Genova l’albanese fu arrestato dalla Polizia perché in possesso di documento falso intestato ad un 42enne napoletano.
Dalle indagini dei carabinieri sono emersi contatti i contatti di “zio Carlo” con la Campania in particolare con pregiudicati di Sant’Antonio Abate e Pompei ai quali la banda di Favale si sarebbe rivolta per l’approvvigionamento della droga.
I militari dell’Arma hanno documentato i viaggi di “zio Carlo” a Napoli e le “visite” dei napoletani a Tivoli.
Gli incontri al Centro commerciale Porta di Roma e all’interno di un manufatto adibito a pollaio nel parco adiacente alle case popolari di via Gian Lorenzo Bernini.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i 9 arrestati stamattina gestivano una piazza di spaccio di cocaina in dosi da 0,2 grammi, 0,4 grammi, da 0,6 grammi, da uno e 2 grammi tra Favale e Villanova di Guidonia.
Proprio a Villanova il 20 maggio 2021 gli investigatori fecero “bingo”.
I carabinieri della Tenenza di Guidonia andarono a botta sicura e in casa di Emanuele T., all’epoca incensurato, trovarono una montagna di “neve”: tre chilogrammi di cocaina quasi pura divisa in quattro involucri per un valore di circa centomila euro.