All’esame ha parlato del grande stilista italiano Giorgio Armani, ma a convincere la Commissione è stato il suo eccellente percorso di studi.
Così Simona Visalli, 18enne di Guidonia Centro, si è diplomata con 100 al Corso di Progettazione tessile e sartoriale presso l’Istituto professionale “Orazio Olivieri” di Tivoli.
Simona Visalli ha sostenuto gli esami di Maturità all’Istituto professionale “Orazio Olivieri” di via Zambeccari a Guidonia
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Simona è nata e cresciuta a Guidonia, dove vive insieme alla mamma badante, dove ha frequentato le scuole elementari e medie e due settimane fa dove ha sostenuto gli esami di Maturità all’Istituto professionale “Orazio Olivieri” di via Zambeccari.
Nello stesso plesso una volta a settimana ha frequentato le lezioni nei laboratori innovativi della moda.
Cosa rappresenta per te il 100?
“Riuscire a ottenere 100 all’esame finale rappresenta per me non solo la soddisfazione di aver dato il massimo, ma anche il riconoscimento per l’impegno, la costanza e la passione che ho messo durante questi cinque anni; è un traguardo che vale il doppio, perché l’ho raggiunto nonostante tutte le difficoltà avute proprio con la scuola, infatti, è rimasta chiusa per la maggior parte del mio percorso scolastico, non solo per via del covid ma anche per problemi strutturali.
Per questo, quel 100 ha un significato ancora più profondo”.
Simona Visalli, 18enne di Guidonia, diplomata con 100 al Corso di Progettazione tessile e sartoriale all’Istituto “Olivieri”
Puntavi al massimo dei voti? Te lo aspettavi?
“Come in tutti gli esami, puntavo al massimo, ma questo non significa che mi aspettassi davvero di ottenerlo.
Dopo aver sostenuto la prova finale, ero fiduciosa di poter ottenere un punteggio alto, grazie all’esposizione e al lavoro che ho presentato per mettere in luce le mie capacità e le competenze che ho acquisito, soprattutto sulle materie di indirizzo.
Ma se mi chiedete se mi aspettavo di arrivare a 100 allora la risposta è no”.
Se ti fossi diplomata con un voto inferiore?
“Se mi fossi diplomata con un voto inferiore, sarei stata comunque fiera di me stessa.
Probabilmente, però, avrei analizzato l’esame per capire dove non avevo dato il massimo, così da potermi migliorare per il futuro”.
Ti sentivi abbastanza preparata per questo esame finale?
Avevi ansia o eri tranquilla?
“Mi sentivo abbastanza preparata per questo esame, soprattutto perché ho prestato attenzione durante le lezioni, e questo ha trasformato lo studio prima dell’esame in un semplice ripasso.
Nonostante ciò, avevo molta ansia prima di entrare; per questo prima di iniziare a spiegare il documento che mi era capitato, mi sono presa un momento per fare dei respiri profondi. Poi ho cominciato partendo dalle materie che sentivo più vicine a me, e più parlavo, più mi tranquillizzavo.
Alla fine, è stato tutto in discesa”.
Il tuo percorso di studi ti ha preparata a questo esame finale oppure avresti preferito che fosse diverso?
Se sì, come?
“Credo che il mio percorso di studi sia stato abbastanza completo, nonostante le difficoltà. Tuttavia, alcune cose non ci sono state spiegate, per esempio cos’è un portfolio; per questo, durante l’ultimo anno ci siamo ritrovati a svolgere un compito mai fatto prima.
Per quanto riguarda l’esame, avrei preferito che fossero previste delle simulazioni anche per l’orale, così da non ritrovarmi in un contesto completamente nuovo”.
Come è andato questo esame e quale traccia hai scelto?
“L’esame è andato molto bene.
Mi sono concentrata sulla traccia della libertà, collegandola alle materie di indirizzo: ad esempio, in storia della moda ho parlato del grande stilista italiano Giorgio Armani, mentre con materie seguite da una commissione esterna, come storia, ho spiegato come la libertà sia stata tolta all’uomo durante la guerra, in particolare durante la seconda guerra mondiale”.
Cosa pensi della modalità d’esame?
“Penso che la modalità d’esame sia stata abbastanza coerente con quello che ci è stato spiegato durante l’anno.
Ho riscontrato difficoltà però a spiegare oralmente una materia molto pratica come la matematica.
Per il resto, sono stata molto contenta di riuscire a mettere in pratica ciò che ho studiato, realizzando da zero un capo e, grazie al portfolio, mostrando a tutta la commissione il percorso che ho seguito per arrivare al prodotto finale”.
Per ottenere risultati simili, quante ore dedichi allo studio?
“Le ore che dedico allo studio variano da materia a materia. In generale, però, cerco di mantenere un equilibrio tra scuola e vita privata, evitando di passare tutto il giorno sui libri.
Ritengo che per riuscire ad eseguire un buon esame bisogna studiare i concetti; quelli che, anche se spiegati con poche parole ti permettono di arrivare facilmente al punto e riuscire a collegare le materie tra di loro”.
Come riesci a conciliare studio e vita sociale?
“Cerco di darmi degli orari specifici per fare ogni cosa e di organizzarmi in modo da agevolare il lavoro che dovrò svolgere a casa.
Per esempio, se sono concentrata durante la spiegazione e prendo appunti, a casa mi rimane solo da aggiustarli, lasciandomi il pomeriggio libero”.
– Rifaresti la scelta dell’Istituto professionale?
“Essendo cresciuta e avendo sviluppato una maggiore consapevolezza delle mie capacita, ad oggi non credo che sceglierei lo stesso istituto, principalmente per le problematiche riscontrate durante il mio percorso.
Nonostante ciò, ho deciso di rimanere, invece di cambiare istituto, per una coerenza personale.
Va anche detto, però, che la scuola è stata riaperta nell’ultimo anno nella sua sede di Tivoli, le difficoltà non mancavano ma bisogna dire che sta cercando di rinnovarsi”.
Quali sono i tuoi hobby e interessi?
“Tra i miei principali hobby possiamo ritrovare la lettura, la fotografia e la moda in tutti i suoi aspetti.
Ma mi piacerebbe molto anche esplorare luoghi nuovi e culture diverse, purtroppo ad oggi non ho ancora avuto questa possibilità”.
Hai scelto l’università?
Se sì, quale facoltà?
Se no, cosa farai dopo?
“Per l’anno prossimo ho scelto di iscrivermi in un’accademia; non ho ancora deciso quale frequentare, ma desidero continuare il mio percorso di studio e approfondire le mie conoscenze”.
Cosa sogni di fare da grande?
“Sogno di avere successo e lavorare nel mondo della moda, ma non in un settore che molti scelgono, come quello dello stilista o del designer; io invece preferirei lavorare come modellista o sarta.
Se devo sognare in grande, mi piacerebbe aprire un mio negozio, dove realizzare abiti artigianali e cercare di valorizzare un settore che sembra sempre più in difficoltà per via della sempre maggiore diffusione di capi fast fashion”.
Vorresti rimanere in Italia o andare all’estero?
“Mi piacerebbe studiare e lavorare all’estero per un periodo, in modo da acquisire nuove competenze ed affrontare delle esperienze di vita diverse dalla mia quotidianità.
Tuttavia, non escludo di rimanere in Italia, se riuscirò a ottenere delle offerte in linea con ciò che vorrò fare”.
Secondo te il merito è premiato in Italia?
“Credo che in Italia il merito sia riconosciuto, ma che molto spesso si dia più importanza ai contatti o la posizione sociale di una persona, piuttosto che i risultati raggiunti.
Inoltre, penso che il merito non si debba misurare solo attraverso i voti, ma anche considerando le competenze sociali e interpersonali della singola persona”.
Un tempo gli studenti con una media alta venivano chiamati secchioni e oggi nerd.
Sei mai stata chiamata così?
Ti senti una secchiona e quale valenza dai al termine?
“Personalmente non mi è mai stato affibbiato questo nomignolo. Tuttavia, penso che essere considerata una persona che si impegni nello studio è che ha fame di imparare sia un complimento.
Ritengo che proprio la mia dedizione allo studio sia una qualità positiva; non è stata sempre costante, ho avuto anch’io qualche momento di cedimento, ma è proprio nel trovare la forza di rialzarsi e raggiungere l’obiettivo prestabilito che ci contraddistingue.
Se devo proprio dare un significato alla parola “secchiona”, allora sarebbe sinonimo di impegno e determinazione”.
Quanto è importante studiare?
E perché?
“Studiare per me è molto importante perché permette di acquisire nuove conoscenze e competenze, sopratutto nelle scuole professionali, dove si possono scoprire nuove materie specifiche e capire di cosa c’è bisogno, cosa vuole chi lavora nel settore scelto.
Nonostante, ritengo che studiare sia importante, anche chi sceglie una strada diversa, come ad esempio non andare all’università, possa avere un futuro prospero, purché sia determinato a seguire i suoi sogni”.
Sei sui social? Se sì, quanto tempo li usi?
“Sì, sono sui social; li utilizzo principalmente per rimanere in contatto con i miei amici e vedere le nuove tendenze.
Ma non li utilizzo praticamente mai per postare nuovi contenuti”.
Cosa ti rimane di più di questi anni di Olivieri?
C’è un episodio o un professore che ricorderai e perché?
“La cosa che ricorderò più di tutto sono le difficoltà che si sono susseguite una dopo l’altra negli anni, ma posso dire che proprio grazie ad queste ho imparato come affrontare gli ostacoli e a non arrendermi.
Il periodo che ricorderò con più felicità è sicuramente l’ultimo anno, non solo perché la scuola è stata finalmente riaperta, ma anche perché, pur essendo una persona molto introversa ho deciso che avrei dovuto rilassarmi di più.
Se c’è un episodio che ricorderò con affetto è la cena di fine anno con i professori, abbiamo riso tanto e gli abbiamo persino fatto fare una “verifica”!
Questo momento insieme agli amici che ho trovato durante questi anni saranno i ricordi che porterò con me in futuro”.
Secondo un luogo comune diffuso sui Social, non è detto che il diplomato col massimo dei voti si realizzi nella vita più di uno studente medio. Cosa ne pensi?
“Sono d’accordo con questo luogo comune. Chi si diploma con il massimo dei voti può avere delle agevolazioni, come borse di studio, se decide di proseguire gli studi, ma non è detto che uno studente diplomato con un voto nella media non possa realizzarsi.
Credo che si debba guardare non solo i voti ottenuti, ma anche la capacita di lavorare in gruppo, alla creatività e alla determinazione nel raggiungere un obiettivo”.
Quello appena concluso è stato l’anno della riforma del voto di condotta: bocciatura col 5 e debito formativo in caso di 6.
Secondo te la legge Valditara rafforza il concetto di responsabilità e rispetto nelle giovani generazioni?
E come?
“Credo che la riforma, di per sé, possa avere un impatto positivo sulle nuove generazioni, perché può aiutare gli studenti ad avere una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni.
Tuttavia, secondo me è fondamentale che sia accompagnata da strumenti adeguati per aiutare gli studenti che si trovano in difficoltà. Penso che sia importante che le scuole e gli insegnanti offrano un supporto concreto per aiutare gli studenti che affrontare problemi, che possono essere sia di natura familiare, ma anche legato all’ambiente scolastico.
Un altro aspetto importante è migliorare la comunicazione tra scuola, studenti e famiglie: tutti devono essere consapevoli delle eventuali conseguenze previste dalla riforma, per renderla davvero efficace”.