GUIDONIA – Alimentari distrutto dal rogo, i titolari: “Assicurazioni e banche ci voltano le spalle”

Lettera aperta di Federica Celano, figlia del titolare di “Specialità Italiane Celano” dal 1985 a Villalba

In riferimento agli articoli GUIDONIA – Auto in fiamme, distrutto lo storico negozio di alimentari e GUIDONIA – Alimentari distrutto dal rogo e messo in ginocchio dalle assicurazioni: la rabbia del titolare, da Federica Celano, figlia di Domenico Celano, titolare di “Specialità Italiane Celano”, il negozio di alimentari dal 1985 in via Lucana, a Villalba di Guidonia, riceviamo e pubblichiamo:

Domenico Celano, 59 anni, titolare dell’alimentari “Specialità Italiane Celano”, a Villalba di Guidonia

“È passato quasi un anno da quando la nostra vita è stata spezzata in pochi istanti.

Un’auto, parcheggiata proprio davanti alla nostra attività storica, ha preso fuoco.

La Renault distrutta dalle fiamme in via Lucania a Villalba di Guidonia

Le fiamme si sono propagate, distruggendo in poco tempo il nostro negozio.

In quelle fiamme non è andato perso solo un luogo di lavoro, ma il cuore pulsante di tre famiglie, la fatica di anni, i sacrifici, i sogni, le speranze.

Da quel giorno il silenzio ha preso il posto del rumore dei clienti, delle voci, della vita che animava il nostro negozio.

La serranda è rimasta chiusa, e con lei le nostre prospettive.

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Sopra, una panoramica dell’incendio esterno; sotto, le tende dell’alimentari distrutte dalle fiamme

Tre famiglie si sono ritrovate improvvisamente senza lavoro, senza certezze, senza un futuro. Io stessa, allora incinta al quarto mese, ho dovuto affrontare una delle prove più dure della mia vita, tra la gioia della nuova vita che portavo in grembo e la disperazione per quella che ci era stato strappato via.

Le fiamme hanno devastato il reparto detersivi e casse

Oggi, a distanza di un anno, ci ritroviamo esattamente nello stesso punto: disoccupati, senza alcuna possibilità di ripartire.

Le assicurazioni continuano a rifiutarsi di pagare, nonostante la nostra tragedia sia chiara a tutti.

Le banche ci voltano le spalle, negandoci anche il minimo sostegno per riaprire e rimetterci in piedi.

Le istituzioni non ci ascoltano, come se la nostra storia non avesse alcun valore.

Sopra, un condizionatore del reparto salumi liquefatto dal calore; sotto, identica sorte per un monitor all’ingresso

È difficile raccontare cosa significhi vivere così.

Ogni giorno a guardare negli occhi i nostri figli e cercare di trasmettere loro sicurezza, mentre dentro si è divorati dall’angoscia.

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Ogni giorno a sentirsi abbandonati, invisibili.

Si parla di tragedie come la nostra solo quando un imprenditore, schiacciato dal peso dell’ingiustizia, decide di compiere gesti estremi.

Ma la verità è che prima di quei gesti ci sono famiglie come la nostra, che lottano in silenzio, che cercano di resistere, che chiedono aiuto invano.

Noi non vogliamo rassegnarci.

Non vogliamo pietà.

Vogliamo solo quello che ci spetta: la possibilità di lavorare, di ricostruire, di tornare a vivere con dignità.

Oggi ci rivolgiamo a voi, amici, conoscenti e a chiunque leggerà queste righe: non lasciate che questa storia rimanga nell’ombra. Aiutateci a diffonderla, a farla conoscere, a darci la forza di non essere soli.

Condividete, parlatene, fate arrivare la nostra voce dove da soli non riusciamo.

Perché nessuno dovrebbe sentirsi dimenticato così.

Perché la giustizia non può essere una parola vuota.

Perché il nostro grido d’aiuto merita di essere ascoltato.

Grazie a chi ci starà accanto, a chi ci darà la forza di resistere e di credere ancora che da questa oscurità si possa uscire”.

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