TIVOLI - “Io, picchiata e violentata dal compagno”: non era vero. Assolto lui, denunciata lei

La Procura aveva richiesto una condanna a 9 anni e mezzo

Era stato descritto dalla compagna come il peggiore degli esseri umani.

Assuntore di alcol e sostanze stupefacenti, aggressivo e violento sia durante la relazione che una volta terminata.

Ma dal processo di primo grado è emerso che la donna ha lavorato molto con la fantasia.

Per questo ieri, lunedì 6 ottobre, il Tribunale di Tivoli ha assolto perché il fatto non sussiste Mikel K., 45enne albanese incensurato residente a Cesano di Roma, dalle accuse di maltrattamenti, lesioni aggravate e violenza sessuale aggravata.

Il Collegio presieduto da Cristina Mazzuoccolo – a latere i giudici Camilla Amedoro ed Eugenio Gagliano – ha respinto la richiesta di condanna a 9 anni e sei mesi di reclusione formulata dalla Procura di Tivoli e ha invece condiviso la tesi degli avvocati romani Cristina Carolina Marinacci e Alessandro Brunori, scagionando l’imputato con formula piena.

I giudici sono andati anche oltre l’assoluzione, rimettendo in libertà il 45enne, da due anni detenuto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, e trasmettendo alla Procura gli atti relativi alla deposizione della presunta vittima, una donna italiana di 31 anni.

Secondo la ricostruzione della Procura di Tivoli, i fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2021 e il 2023 a Mazzano Romano, piccolo centro dove il 45enne ascensorista albanese e la compagna 31enne italiana abitavano insieme ai loro due bambini.

Mikel K. era accusato di essere cambiato dopo la nascita del secondogenito ad aprile 2021. In particolare la donna ha raccontato che il compagno rincasava alterato e sotto effetto di stupefacenti, per cui la picchiava e minacciava, insultandola e pretendendo che lei facesse dei video erotici da inviare in chat.

A detta della 31enne, il compagno la costringeva ad atti sessuali davanti alla videocamera, perfino quando era ricoverata in ospedale dopo la nascita del bambino.

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L’uomo avrebbe preteso continuamente rapporti sessuali e, davanti al rifiuto di lei, dava in escandescenza distruggendo porte, mobili e minacciando di svegliare il neonato.

A dire della 31enne, scene di maltrattamenti sarebbero avvenute anche davanti al bimbo e alla primogenita di 6 anni: urla, schiaffi, tentativi di strangolamento.

Dal racconto della compagna era emerso che il 31 dicembre 2022, dopo aver trascorso la serata in un locale per scambisti, l’uomo sarebbe rincasato ubriaco insieme ad un’altra donna e anche in quell’occasione lui l’avrebbe picchiata.

A maggio del 2023, la fine della relazione dopo le ennesime aggressioni in stato di alterazione.

Ma – stando sempre alla denuncia della 31enne – il compagno avrebbe continuato a insultare e minacciare e in un caso avrebbe preso a calci la porta della nuova abitazione della ex.

La donna ha giurato di non essersi mai recata in ospedale per farsi refertare e medicare le ferite per paura di ritorsioni.

Insomma, tutta l’accusa era fondata sulla parola della presunta vittima.

“A parere mio e del collega in co-difesa Alessandro Brunori, questo processo era campato in aria – spiega al quotidiano on line Tiburno.Tv l’avvocata Cristina Carolina Marinacci, difensore di Mikel K. – E’ una storia assurda, in quanto fin dal principio era emerso che la persona offesa aveva montato un’accusa assolutamente infondata: non abbiamo fatto altro che produrre una serie di prove schiaccianti.

In quasi vent’anni di professione non mi era mai capitato di avere delle prove così schiaccianti a dimostrazione che la persona offesa aveva mentito su tutta la linea.

Parlo di video, di messaggi, di fotografie, di testimonianze.

Ai giudici di Tivoli devo riconoscere il coraggio di andare contro una richiesta di condanna a 9 anni e sei mesi da parte della Procura.

Secondo me la loro convinzione rispetto alla innocenza del mio assistito è stata così forte che non si sono limitati ad assolverlo con formula piena, ma hanno richiesto anche la trasmissione degli atti in Procura per la signora.

Ciò vuol dire che non solo lui è innocente, ma lei è imputabile di calunnia.

Se mi fossi semplicemente convinta in questi due anni dell’innocenza del mio assistito non avrei ottenuto questo risultato: era veramente palese.

A mio parere, le associazioni che fanno un lavoro di grande rispetto e pregio per le donne che realmente subiscono violenza, in alcuni casi dovrebbero svolgere delle analisi un po’ più accurate nei confronti di queste donne che sporgono denunce di questo tipo.

Secondo me la persona offesa merita il premio Oscar come miglior attrice protagonista, perché ha recitato delle parti che sarebbero state credibili per chiunque non fosse stato a conoscenza di tutti i fatti.

Avendo tra le mani la prova dell’esatto contrario di quanto la signora sosteneva, si è riusciti a guardare i fatti sotto una luce diversa e a comprende che era una montatura.

Per ogni singolo evento riportato nel capo di imputazione abbiamo portato la prova che i fatti non sono andati come raccontati. Siamo stati fortunati a difendere un cliente che è riuscito a procurarci tutte le prove.

Ma la denunciante ha davvero esagerato con le bugie: in questi casi è necessario avere una memoria di ferro e soprattutto ricordarsi una marea di dettagli”.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.

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