NEROLA - “Ci vietano di cacciare”, due fratelli denunciano il sindaco e i dirigenti: assolti

I contribuenti pagano le spese legali sostenute dagli amministratori pubblici

Si erano visti rifiutare l’iscrizione per poter sparare agli animali presenti nelle aree comunali adibite alla caccia.

Per questo i due fratelli avevano presentato denuncia alla Procura della Repubblica di Tivoli nei confronti degli amministratori del Comune di Nerola, ipotizzando i reati di omissione di atti d’ufficio e abuso di ufficio.

Reati inesistenti, tant’è che i procedimenti penali sono stati archiviati.

Ora saranno i contribuenti a risarcire gli indagati prosciolti delle spese legali sostenute. Il caso emerge dalla delibera numero 78 – CLICCA E LEGGI LA DELIBERA - e numero 79 – CLICCA E LEGGI LA DELIBERA - approvate rispettivamente il 6 ottobre e il 13 ottobre dalla giunta comunale di Nerola guidata dal sindaco Domenico Lelli.

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Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line Tiburno.Tv, la vicenda risale al 2022.

Due 50enni fratelli cacciatori di Nerola si erano recati presso l’Azienda Faunistico Venatoria comunale di Nerola che ha giurisdizione sulle riserve di caccia del territorio nerolese ed è diretta dall’Ufficio tecnico dell’Ente.

Il loro obiettivo era pagare la quota per la Stagione Venatoria, ma i due fratelli cacciatori si videro rifiutare la richiesta per presunti mancati pagamenti degli anni precedenti.

In poche parole, non essendo iscritti come soci alla Azienda Faunistico Venatoria comunale di Nerola avrebbero dovuto recarsi altrove per sparare alla selvaggina.

A quel punto, presentarono denuncia e finirono indagati il sindaco Domenico Lelli e i responsabili dell’area tecnica, oggi ex dipendenti in pensione.

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Lo scorso primo ottobre il sindaco Lelli e i due ex funzionari hanno comunicato all’Ente che i procedimenti penali sono stati archiviati il 25 marzo scorso dal Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Tivoli.

I tre amministratori hanno inoltre richiesto il rimborso delle spese legali a favore dell’avvocato Agostino Mazzeo di Roma che li ha difesi. La spesa è di 2.480 euro e 50 centesimi al lordo degli oneri di legge per ciascuno dei tre indagati, il sindaco e i due ex funzionari.

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