GUIDONIA – Polizze cabriolet, il broker confessa: “Il sistema cave funzionava così”

Il 50enne ammette di aver emesso fidejussioni prive di copertura su richiesta degli imprenditori

Un sistema già rodato, nel quale si è inserito accettando la proposta degli industriali.
Così P. M., 50 anni, ex agente assicurativo di Tivoli, ha descritto al quotidiano Tiburno.Tv la vicenda delle fidejussioni false presentate al Comune di Guidonia Montecelio per ottenere o rinnovare concessioni estrattive.
Secondo l’accusa, il broker avrebbe predisposto decine di polizze irregolari intestate ad almeno otto aziende del travertino, poi consegnate agli uffici comunali come garanzia per le opere di ritombamento delle cave.
Per questi fatti il professionista ha patteggiato 20 mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, per truffa, danneggiamento fraudolento di beni assicurati, uso abusivo di sigilli e strumenti veri e sostituzione di persona (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Nessuna parte civile si è costituita in giudizio: né il Comune, né le compagnie, né gli stessi imprenditori, alcuni dei quali avevano sporto denuncia nei confronti del broker.
Un caso decisamente singolare.
Assistito dal difensore Avvocato Giuseppe Poerio dello “Studio Legal Brain” di Guidonia, P. M. ha confermato la propria versione già resa in Procura e si è detto pronto a ribadirla anche nell’eventuale processo che vede indagati gli industriali per truffa aggravata in concorso e altri reati.
Secondo il racconto dell’ex agente, l’idea di ricorrere a polizze false sarebbe stata avanzata dagli stessi imprenditori.
Una verità, la sua, tutta da accertare da parte del Tribunale di Tivoli in un eventuale processo agli industriali.
P. M. riferisce a Tiburno.Tv che in passato il Comune di Guidonia Montecelio, come garanzia del ritombamento delle cave, accettava fidejussioni emesse anche da società finanziarie e Confidi (consorzi di garanzia collettiva dei fidi), che permettevano alle aziende concessionarie di fornire una garanzia senza impegnare direttamente il proprio patrimonio.
Tuttavia, con il tempo l’amministrazione comunale smise di riconoscere queste garanzie che offrivano una copertura meno solida e non sempre garantivano fondi immediatamente disponibili in caso di mancato adempimento dei lavori di ritombamento delle cave – ed iniziò a richiedere ai concessionari fidejussioni rilasciate esclusivamente da primarie compagnie assicurative per importi sempre più alti.
Stando sempre al racconto dell’ex broker, le fidejussioni richieste dal Comune, inizialmente contenute, dal 2006 avevano raggiunto valori oscillanti tra uno e 10 milioni di euro (a seconda della estensione della Cava), con premi assicurativi fino a 200 mila euro.
Il problema principale per gli imprenditori – è il ragionamento del broker condannato per truffa – non era tanto il premio di Polizza, quanto le garanzie personali richieste dalle compagnie per emettere la Polizza: venivano richieste somme fino a 10 milioni di euro (per i siti di estrazione più estesi) che rimanevano vincolate per tutta la durata del contratto e su queste somme le compagnie avrebbero potuto rivalersi in caso di mancato ritombamento delle cave.
La quasi totalità degli imprenditori rifiutò di impegnare il proprio patrimonio a garanzia di lavori che, nella pratica, difficilmente avrebbero eseguito.
Possibile che per tutti questi anni in Comune nessuno si sia reso conto che le fidejussioni allegate alle concessioni erano prive di copertura?
“Non si trattava mica di riproduzioni”.
E di cosa?
“Erano come le Polizze autentiche! Io ero un agente assicurativo, per cui avevo la procura delle Compagnie e i moduli originali con la carta intestata. 
Le Polizze erano perfette, identiche alle originali, solo che erano senza copertura. Ricordo di aver anche ricevuto telefonate dal Comune per verificare se le polizze erano state stipulate da me. 
Agli occhi dei funzionari io ero un professionista affidabile da oltre 20 anni”.
Cosa sarebbe cambiato se le polizze false le avesse realizzate un tipografo?
“Sarebbe cambiato molto: innanzi tutto se mi avesse chiamato un funzionario del Comune di Guidonia io non avrei confermato la stipula ma soprattutto i cavatori non avrebbero avuto un capro espiatorio su cui scaricare tutte le responsabilità”.
Ne è valsa la pena?
“Decisamente no. Sono stato condannato dal Tribunale, radiato dall’Albo degli agenti assicurativi, ho dovuto cambiare lavoro e non dormo da 5 anni. 
Tutta questa vicenda ha inciso pesantemente sulla mia vita privata. 
In termini economici posso assicurare che avrei guadagnato gli stessi soldi, e forse anche di più, se avessi stipulato polizze regolari”.
Ci saranno stati i bonifici ad attestare quanto lei ha percepito.
“Sì, mi facevano bonifici delle provvigioni come se le polizze fossero state regolari.
Tuttavia, in alcune occasioni, non sono stato nemmeno pagato e certamente non potevo fare un decreto ingiuntivo al cavatore per quell’inadempimento”.
Ricorda come ha vissuto l’esplosione mediatica della vicenda?
“Purtroppo sì: a giugno 2020 sparii da Tivoli e per 3 mesi mi rifugiai alla casa al mare.
Al ritorno gli amici mi raccontarono che non si era parlato d’altro e per un paio d’anni ho vissuto con la paura del giudizio sociale.
Poi il tempo cura tutto”.
Perché ha deciso di collaborare con gli inquirenti?
“Quando gli agenti del Commissariato di Tivoli vennero a effettuare le prime perquisizioni, avevano un quadro solo parziale della vicenda: avevano capito che non potevo aver agito da solo, ma non disponevano di elementi concreti. 
Ho deciso di collaborare per la verità e soprattutto per difendermi, perché ero stato accusato dai cavatori di aver fatto tutto da solo
In alcuni casi sono stato addirittura accusato per polizze che non erano state da me predisposte, mentre in altri ho consegnato agli investigatori polizze fasulle di cui loro non erano neppure a conoscenza”.
Lo rifarebbe?
“Certo che no.
Ma voglio ribadire che se le compagnie assicurative mi avessero consentito di stipulare polizze vere, io avrei guadagnato anche di più.
Ogni qualvolta un imprenditore mi chiedeva la polizza, ho sempre provato a stipularla vera ma trovavo puntualmente il diniego da parte della compagnia.
Ci sono le mail ad attestare mesi di trattative per ottenere le polizze regolari, senza risultato”.
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