Un furto che ha sconvolto l’intero quartiere quello messo a segno venerdì 12 dicembre intorno alle 20. Ignoti hanno forzato la porta principale della casa canonica, proprio di fianco l’ingesso della chiesa, ed una volta riusciti ad entrare si sono diretti verso l’ufficio del parroco senza però trovare niente di interessante, stessa cosa in chiesa, per poi salire le scale e dirigersi verso l’appartamento di don Waldemar.
Sfondata la porta blindata
Che l’intenzione era quella di arrivare proprio nelle stanze private del parroco lo si capisce dall’accanimento con cui hanno lavorato per scardinare la porta blindata installata a protezione dell’appartamento. Di sicuro hanno perso diverso tempo per riuscire a far saltare la serratura e aprire la pesante porta. Una volta dentro hanno messo a soqquadro ogni stanza, aperti tutti gli armadi ed ogni cassetto per trovare qualche oggetto prezioso. Anzi, da come sono stati ritrovati mobili e quadri, tutti spostati dalla posizione originaria, sembra si fossero messi alla ricerca di una cassaforte mai esistita nella speranza di trovare chissà che tipo di bottino nella casa di un parroco.
Il bottino
Il furto è stato scoperto verso le 21,15 quando don Waldemar è tornato a casa ed ha dovuto fare i conti con l’appartamento del tutto ribaltato. I ladri sono riusciti a portare via un po’ di contanti, qualcosa di valore come un calice, una croce d’oro ed un orologio, ed altri oggetti che il parroco custodiva in casa più per il valore affettivo che per quello economico.
“Rubati ricordi e pezzi di vita”
“Mi hanno rubato pezzi di storia personale, ricordi di persone a me care – commenta don Waldemar, da dodici anni a Campolimpido – regali di amici e doni di fedeli che mi erano stati fatti in occasione del 25esimo anniversario del mio sacerdozio o del mio 50esimo compleanno. Erano oggetti a cui ero legato dal punto di vista affettivo, li custodivo per i ricordi a cui tenevo. Ho trovato tutto sottosopra, hanno rovistato dappertutto”.
Chiesa di Campolimpido nel degrado tra furti e spacciatori
Quella di Campolimpido si può definire una chiesa di frontiera, ultimo fabbricato della periferia, avvolta nel degrado di un’area abbandonata a sé praticamente da sempre. La piccola parrocchia si affaccia su via San Carlo Borromeo e costeggia l’inizio di via San Francesco d’Assisi, stradina che porta dritta a Casal Bellini. Il lampione all’incrocio tra le due vie è spento da più di dieci anni e il piazzale della chiesa viene illuminato da un faro montato e pagati dai parrocchiani. Una zona dove oltre all’illuminazione pubblica mancano anche parcheggi e spazi verdi. C’è solo uno stabile abbandonato da anni, proprio alle spalle della parrocchia, intorno al quale si incontrano tossici e spacciatori. Con queste premesse non è difficile immaginare che quello dei furti in chiesa non sia affatto un fenomeno raro.
Nel mirino dei ladri anche i soldi delle elemosine
Le incursioni nella parrocchia infatti non sono una novità a Campolimpido dove i ladri spesso e volentieri prendono di mira le cassette presenti in chiesa per raccogliere le offerte. Entrano, le aprono scassinandole e le ripuliscono anche dei pochi spicci che i fedeli lasciano per far accendere le candele. Un continuo di furti tanto che don Waldemar ha deciso di non chiuderle più a chiave: “Almeno non ci rimetto più i soldi dei lucchetti visto che ne compravo in continuazione”.
Casa canonica segregata dalle grate
Recentemente invece ignoti sono entrati negli uffici del parroco a piano terra entrando dalla finestra, che ha ancora un vetro rotto a testimoniare il fatto, senza però portare via niente. Due anni fa un furto sempre in chiesa con i ladri che non trovando nulla di prezioso hanno rubato le tovaglie utilizzate per rivestire l’altare. Non è un caso insomma se l’appartamento del parroco sia protetto da grate alle finestre e da una porta blindata, sin dai tempi di don Silvano che evidentemente conosceva bene le minacce di una chiesa di frontiera.
Massimo Cimò