Ma è pure la presenza di peculiarità naturalistiche, oltre alle genziane, alle primule, ai gigli ed ai crochi, a caratterizzare maggiormente l’ambiente della più estesa area protetta del Lazio: 30 mila ettari di superficie.
Si tratta, ad esempio, della “Pinguicola”, cioè una piccola pianta, presente in Italia – secondo quanto reso noto dagli operatori del Servizio Naturalistico dell’Ente montano – solo nel Parco dei Monti Simbruini. Ha un fiore di colore blu-violetto e, come particolarità, quella di essere una pianta “carnivora”, specie così chiamata perché ricava le sostanze nutritive dalla “digestione” delle proteine degli animali catturati.
“Gli animali (gli insetti, nel caso della Pinguicola,) vengono catturati – hanno spiegato gli operatori del Parco dei Simbruini – per mezzo di trappole costituite da foglie modificate, ricche di ghiandole, in grado di secernere una sostanza mucillaginosa che imprigiona lì insetto. Dall’insetto catturato, la pianta riesce ad estrarne sostanze nutritive (azoto, fosforo e potassio) che utilizza per la propria sopravvivenza”.
Nel 2006 fu ,invece, individuata dai botanici Conti e Peruzzi la sottospecie Pinguicula vulgaris i, il cui nome generico deriva dal latino pinguis = “grasso, pingue”, in riferimento alle sue foglie ricche di ghiandole.
Fa.Lo.