In questi giorni l’intero paese piange la morte di Willy Monteiro, il ragazzo ventunenne di Paliano ucciso lo scorso sabato notte a Colleferro. Per il suo omicidio sono stati arrestati quattro coetanei di Artena, Francesco Belleggia, 23 anni, Mario Pincarelli, 22 anni e i due fratelli Gabriele e Marco Bianchi di 25 e 24 anni, responsabili di essersi accaniti con calci e pugni sul ragazzo fino a lasciarlo in fin di vita sul marciapiede.
Come si legge su molti giornali, i quattro arrestati praticavano MMA (acronimo di Mixed Martial Arts, Arti Marziali Miste). Un fatto che ha scatenato polemiche e discussioni tra i commenti del web: c’è chi si preoccupa per la pericolosità di questi atleti altamente addestrati nel combattimento e chi afferma che questo sport inciterebbe al culto della violenza e all’odio.
Asterio Lucchesini, eretino, insegnante di MMA e cinque volte campione Italiano in questa disciplina, rimarcando il proprio orrore per il fatto di sabato notte, ha voluto rispondere e fare chiarezza sul proprio sport.



“Purtroppo come spesso accade si scrive quello che più fa notizia ed, in questo caso, ci si sta concentrando sul fatto che i colpevoli della vicenda praticassero MMA” – dice Lucchesini – “Gli sport da combattimento sono MOLTO di più che pura violenza, vi è un’etica molto forte alle spalle, autocontrollo e il rispetto delle regole e dell’avversario sono alla base di tutte le nostre competizioni. La gabbia, nella quale solitamente si svolgono i match, non è altro che un mezzo utilizzato esclusivamente per proteggere gli atleti che, lottando corpo a corpo, potrebbero rischiare di oltrepassare le corde di un semplice ring facendosi molto male.
In questi giorni, come già é successo in passato, si sta associando lo sport alla politica affermando che chi pratica MMA ha atteggiamenti razzisti e che il Mio sport istighi all’odio. Questo non posso accettarlo, nel mio team ci sono Atleti che vengono da ogni parte del mondo, italiani, albanesi, rumeni, africani ed ecuadoregni, uomini e donne ed ognuno viene trattato allo stesso modo.
LO SPORT NON FA L’UOMO. I ragazzi possono essere accompagnati verso dei valori comuni ma essi devono necessariamente aver voglia di essere guidati altrimenti non sarà possibile, per noi maestri, aiutarli nel percorso marziale.
In conclusione, non condanniamo uno sport che pone come propri principi cardine la disciplina e l’autocontrollo ma che solo ad un occhio inesperto potrebbe apparire uno sport privo di regole; le MMA in alcun caso avrebbero potuto spingere dei ragazzi a compiere un atto simile.
Il pensiero che spinge l’atleta e l’uomo alla pratica delle arti marziali miste si pone agli antipodi rispetto alla cieca violenza che ha causato la morte del giovane ragazzo. Vi invito pertanto ad avvicinarvi di persona al mondo delle arti marziali miste per rendervi conto di quanto detto. Asterio Lucchesini, istruttore di MMA“.